Cronaca

Bari, presunto “sistema” tra giudici e professionisti: evasioni per 100 milioni

Sei le ordinanze di custodia. Ai domiciliari il presidente della Commissione tributaria Aldo D'Innella e il presidente provinciale dell'ordine dei commercialisti Giorgio Treglia. Per l'accusa prendevano "regalie" da imprenditori per pilotare le sentenze in materia fiscale

Sentenze pilotate grazie a favori e regali: a Bari questo presunto sistema ha distratto dalle casse dello stato più di 100 milioni di euro. Per queste accuse sono scattate le manette al presidente della Commissione tributaria Provinciale di Bari Aldo D’Innella, 73 anni, l’ex direttore della Commissione tributaria provinciale di Bari Giovanni Carone, 66 anni, un funzionario della stessa Commissione, Domenico Carnimeo, 46 anni, il presidente dell’ordine dei commercialisti Giorgio Treglia, 52 anni, il presidente dell’Associazione Nazione Tributaristi Italiani – sezione di Bari – Cosimo Cafagna, 51 anni, l’imprenditore Raffaele Putignano, 62 anni, di Noci.

La Guardia di Finanza ha eseguito complessivamente sei ordinanze di custodia agli arresti domiciliari, con le accuse a vario titolo di corruzione in atti giudiziari, abuso d’ufficio e falsità in atto pubblico. I finanzieri hanno anche eseguito un sequestro immobiliare per un valore di circa 2,5 milioni di euro. Gli arresti odierni costituiscono il prosieguo delle indagini coordinate dalla Procura di Bari che nel novembre del 2010 avevano portato all’arresto di 17 persone, nell’ambito di un’inchiesta su sentenze pilotate dei processi tributari, con danno all’erario quantificato in oltre 100 milioni di euro.

Gli arresti costituiscono la seconda tranche di un’inchiesta della Procura di Bari avviata nel 2008 su un consolidato sistema di corruzione che era diventato il modus operandi della Commissione tributaria provinciale di Bari e e di quella Regionale. L’inchiesta ha evidenziato che a Bari alcuni imprenditori, che avevano subito nelle proprie aziende verifiche fiscali della Guardia di Finanza e risultavano sanzionabili per ingenti somme in relazione a gravi irregolarità amministrativo-contabili commesse, riuscivano, poi a evitare il pagamento dovuto all’Erario attraverso l’elargizione di “regalie” ai giudici delle Commissioni alle quali veniva presentato il ricorso. Ad assicurare la buona riuscita dell’operazione l’intermediazione di avvocati e commercialisti.

Nel novembre 2010 i primi 17 arresti nell’ambito dell’operazione “Gibbanza” (termine dialettale barese utilizzato in un’intercettazione per indicare la necessità che fosse pagata una tangente per avere una soluzione benevola dinnanzi alla Commissione). La collaborazione di uno degli arrestati ha consentito alla Procura, dopo i riscontri eseguiti dalla Guardia di Finanza, di acquisire nuovi elementi a sostegno dell’ipotesi investigativa iniziale, ma anche di far venire allo scoperto nuovi episodi di corruzione in atti giudiziari.