Sarà Michele Valensise il nuovo segretario generale della Farnesina. Salvo sorprese in consiglio dei Ministri. L’ambasciatore a Berlino l’ha spuntata su Zanardi Lanzi, capo della legazione diplomatica a Mosca, e soprattutto su Francesco Greco, ambasciatore presso la Santa Sede. Si è chiusa così la partita per la successione a Giampiero Massolo, che avrebbe visto contrapporsi quest’ultimo, chiamato a dirigere il Dis, il Dipartimento informazioni per la sicurezza – l’organo che coordina le due agenzie di intelligence italiane – e il ministro degli Esteri, Giulio Terzi. Proprio il potentissimo Massolo l’ha avuta vinta sul ministro nella scelta del proprio successore.

Non si è trattato di un avvicendamento di routine, pure se al vertice del più importante dicastero della Repubblica, ma di una scelta politica ben ponderata che ha visto prevalere la linea della conservazione su quella progressista che sarebbe stata incarnata da Greco, pure molto apprezzato Oltretevere. Da ambasciatore alla Santa Sede oltre a tenere, egregiamente a detta di molti, i rapporti tra il governo e le gerarchie vaticane, ha anche favorito il dialogo con le opposizioni.

Dunque Berlino è valsa più di una messa. Sì perché proprio nella capitale tedesca Valensise ha perfezionato la sua ascesa verso la direzione generale della Farnesina, forte anche dei frequenti contatti avuti in questi mesi con il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano cui riferiva gli orientamenti del governo di Angela Merkel nella gestione della tempesta economica europea.

Ma è da tempo che l’ambasciatore a Berlino tesse con cura la sua tela di rapporti. Calabrese di nascita e romano d’adozione, Valensise ha respirato politica fin da bambino. Il padre Raffaele è stato deputato per otto legislature prima nelle file dell’Msi poi di Alleanza nazionale. Il primo incarico diplomatico di peso di Valensise è stato come ambasciatore in Bosnia, all’inizio del 1997, all’indomani della riapertura della sede di Sarajevo dopo la fine della guerra.

Da settembre 2001 a novembre 2004 è stato capo del servizio stampa della Farnesina. Come portavoce del ministro Franco Frattini, grazie anche ai suoi buoni uffici negli uffici di diretta collaborazione del ministro entrò l’ex giornalista Mediaset Simonetta Della Seta, nominata poco dopo direttrice dell’istituto italiano di cultura a Tel Aviv.

Chiamato a novembre del 2004 a reggere l’ambasciata a Brasilia, Valensise si è trovato ad affrontare una grana che ha rischiato di compromettere i rapporti diplomatici tra Roma e Brasile. Il 18 marzo del 2007 è arrestato a Rio de Janeiro Cesare Battisti, latitante dopo la fuga da Parigi. Una brillante operazione che però ha avuto un epilogo inatteso con il rifiuto delle autorità brasiliane di concedere all’Italia l’estradizione dell’ex terrorista dei Pac. A nulla valgono le pressioni esercitate dalle autorità italiane prima su Inacio Lula da Silva poi su Wilma Roussef.

Qualcuno sussurrò che forse sulle spalle di Valensise era caduto un peso troppo grosso. L’ambasciatore si prese anche una lavata di testa dall’allora ministro della Difesa Ignazio La Russa per avere avanzato, in piena bufera, l’ipotesi di un coinvolgimento del Brasile nel G8 dell’Aquila nel 2009. Tempo prima, nel luglio del 2007, un gruppo di imprenditori di Brasilia aveva scritto all’allora ministro degli Esteri Massimo D’Alema per chiedere di destituire Valensise, accusato di ostilità e scarsa attenzione verso una parte della comunità italiana. La lettera, firmata da Antonello Monardo, della Camera italo-brasiliana di Commercio e Industria di San Paolo, non sortì alcun effetto. 

Il diplomatico non ha mai perso però il sostegno dei governi che si sono succeduti, tanto che a gennaio 2009 fu promosso al grado di ambasciatore poi, a luglio, nominato ambasciatore a Berlino. Nel frattempo Valensise si è preso cura anche dei suoi familiari. Da gennaio di quest’anno la sorella Marina, storica firma del Foglio, dirige l’Istituto Italiano di Cultura a Parigi. Greco ha un lunghissimo curriculum. Ha rappresentato l’Italia nei comitati che hanno organizzato la prima missione di peace keeping Nato alla fine della guerra in Bosnia. E’ stato consigliere diplomatico del ministro della Difesa dal 2000 al 2002, retto l’ambasciata di Giacarta (Indonesia) e nel 2009 è stato nominato segretario generale per la Promozione e la Cooperazione Culturale. È stato docente di relazioni internazionali alla facoltà di Scienze Politiche di Gorizia ed è docente di Studi Strategici all’Orientale di Napoli. Ma non ha doppio cognome né una famiglia importante alle spalle o parenti che abbiano fatto, grazie a lui, carriera in diplomazia. E tantomeno protezioni occulte. Anzi, fu sfavorito da poteri forti quando era in predicato per la direzione generale Asia. Di lui si diceva nei giorni scorsi alla Farnesina: “Se diventa segretario generale, vuol dire che l’Italia è diventata un Paese normale”.

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