Un emendamento studiato dall’Udc e già approvato alla Camera per vincolare l’erogazione dei rimborsi elettorali solo ai partiti dotati di statuto. Che i Cinque Stelle non hanno, visto che sono muniti di un regolamento che si definisce ‘non statuto’. Beppe Grillo attacca Pierferdinando Casini nel suo ultimo post e premette che il Movimento “ha rifiutato in passato il rimborso elettorale di un milione e settecentomila euro per le regionali e rinuncerà ai rimborsi per le prossime politiche, che potrebbero superare i 100 milioni di euro e più con le attuali previsioni di voto”. E spiega che i centristi hanno “presentato un emendamento che condiziona l’erogazione dei contributi all’esistenza di uno Statuto, che tutti i partiti hanno, come è ovvio e quindi è ad hoc per il M5S. La Camera ha approvato entusiasta con 342 si, 104 astenuti e 54 no”.
Secondo il comico genovese, “la febbre terzana che ha colpito Bersani che sproloquia di ‘non vittoria’ ha colpito anche Azzurro Caltagirone, in arte Casini”, afferma Grillo. Nonostante il contenuto dell’emendamento, Grillo precisa che “i soldi il M5S non li vuole”, poi prosegue: “La mossa piercasinanda (copyright Travaglio) è da vero politico consumato” perché “se il M5S non vuole i soldi è allora necessaria una legge ad hoc per impedirgli di prenderli!”.
“Il M5S – scrive Grillo – ha uno Statuto di soli 7 punti che non prevede neppure l’esistenza di un tesoriere, nè tanto meno di finanziamenti elettorali. Si chiama ‘Non Statuto’, ma è uno Statuto a tutti gli effetti. Lo propongo come modello ai partiti, non invocherò il copyright. Invece di tagliare i loro contributi di un miliardo di euro, li tagliano al M5S che non li vuole. Geniale!”. Duro il commento contro il provvedimento presentato alla Camera: “L’emendamento udiccino conteneva anche un appello alla democrazia, lo Statuto (quello che consente di prendere i soldi) deve essere “conformato a principi democratici nella vita interna con particolare riguardo alla scelta dei candidati, al rispetto delle minoranze, ai diritti degli iscritti”. Ma questo, prosegue, “è un autogol, una mossa degna di Tafazzi, del QI di Casini. I candidati nei partiti sono infatti ‘nominati’ dai segretari di partito grazie alla legge elettorale ‘Porcellum‘, alla faccia della democrazia interna, quindi non potranno più percepire rimborsi. Giusto? Giusto! A proposito – conclude – qualcuno mi presta i soldi per la colazione?”.