Il Tribunale del Riesame ha respinto l’istanza dei difensori di Luigi Lusi che chiedevano la revoca o la modifica dell’ordinanza di custodia cautelare emessa il 3 maggio scorso dal gip Simonetta D’Alessandro per il reato di associazione per delinquere finalizzata all’appropriazione indebita di almeno 23 milioni di euro dalle casse della Margherita. Il destino dell’ex tesoriere del partito, dunque, resta nelle mani della Giunta per le autorizzazioni a procedere del Senato che dovrà pronunciarsi prossimamente sulla richiesta di arresto sollecitata dal procuratore aggiunto Alberto Caperna e dal pm Stefano Pesci. Proprio nei giorni scorsi il politico era stato a lungo sentito dalla commissione e nell’occasione Lusi aveva fatto il nome di altri politici che avrebbero usufruito dei soldi del partito, tra questi il sindaco di Firenze Matteo Renzi che ha più volte smentito categoricamente e annunciato querele nei confronti dell’indagato. Il verbale dell’audizione è stato poi acquisito dagli inquirenti romani. Lusi ha anche fatto il nome del vice segretario del Pd Enrico Letta. 

Il tribunale del Riesame di Roma ha invece scarcerato i due commercialisti della Margherita, Giovanni Sebastio e Mario Montecchia. I giudici hanno disposto per i due professionisti l’obbligo di firma tutti i giorni confermando la gravità degli indizi a loro carico. Entrambi si trovavano agli arresti domiciliari dal 3 maggio scorso e sono accusati di associazione a delinquere finalizzata alla appropriazione indebita.

Intanto dagli atti dell’inchiesta emergono nuovi particolari come le dichiarazioni della assistente di Lusi. “Fu Lusi a dirmi che era scoppiato un problema a seguito di ‘accordi saltati’. Mi disse che la vicenda riguardava case (di cui sino a quel momento non sapevo nulla) che lui aveva comprato su accordi con altri che ora ‘si facevano indietro’. Disse che sarebbe cominciata la guerra e che lui si sarebbe dimesso. Disse che era gia’ venuto in procura” ha raccontato da Francesca Fiore, dal marzo 2002 segretaria particolare di Luigi Lusi. Parlando dei vari immobili acquistati da Lusi con i soldi del disciolto partito guidato da Francesco Rutelli, più volte itrato in ballo da Lusi e più volte costretto a smentire qualsiasi illecito  – e sequestrati dalla magistratura perche’ provento di reato – la segretaria Francesca Fiore ha raccontato in procura di non sapere “che la casa di Monserrato fosse un suo acquisto, anche se sapevo che la usava. Sapevo della casa di Genzano, che ho visto in occasione della festa di compleanno per i 50 anni. A questa festa non c’erano politici, ma solo gli amici e i parenti. La moglie era indecisa se invitare Rutelli. Risposi di invitare solo gli stretti. C’erano forse 60/70 persone tra cui i due commercialisti. Quanto a quella di via Monserrato – ha spiegato ancora  ci offrì una cena in estate. Aveva sempre condotto una vita dispendiosa e diceva che gli accordi erano che lui poteva farsi rimborsare spese molto cospicue perché non era prevista retribuzione per un’attività delicata quale quella del tesoriere”. La donna ha spiegato di non essersi occupata di conti e bilanci, ma negli ultimi due anni Lusi le passava “alcune fatture che dovevano essere ‘riviste’ da lui” che decideva quali non dovessero andare direttamente alla contabilità: “Da lui passavano le fatture dell’attività politica, nel senso che erano le fatture per prestazioni di servizi legati all’attività politica”. 

“Tutto nasce con le europee 2009  quando Lusi mi parlò della necessità di trattare alcune spese distinguendole dal resto in quanto rimborsi della politica. Erano le fatture di cui ho parlato prima. Cominciai a raccogliere queste fatture segnando anche le persone che le portavano (Bocci, e cosi’ via, in generale le persone di riferimento dei vari politici). Io ho tenuto copia delle fatture e poi le avevo inserite anche in un file excel. Una volta pronte (senza correzioni o dopo le correzioni) tornavano a Lusi che me le ridava perché le passassi all’amministrazione. L’imputazione a questo o quel parlamentare la facevo sulla base di chi mi portava le fatture e di quello che mi diceva Lusi. Verso il 2010 o il 2011 – ha proseguito la donna che ha consegnato ai magistrati una chiavetta Usb – Lusi mi disse che occorreva essere precisi anche nelle imputazioni delle fatture ai vari soggetti autorizzati a spendere, perché c’era un accordo per suddividere le spese in termini di 60/40. Non ricordo chi aveva il 60 e chi il 40 per cento. Bianco, Bindi, Bocci, Fioroni, Franceschini, Letta e Marini erano “popolari” e Gentiloni, Renzi e Rutelli, invece, “rutelliani”. Proprio secondo Lusi Rutelli usava il denaro per il suo tornaconto.Più volte il leader di Api, che è stato sentito dagli inquirenti, ha smentito definendo Lusi “un ladro”. 

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