Il che significa mettere a repentaglio un gioiello tra i più preziosi dell’unico vero grande tesoro nazionale, quello culturale e artistico, che non ha pari al mondo. Si rimane davvero sconcertati davanti a una decisione che rende improvvisamente irriconoscibile il profilo di Mario Monti e dei suoi ministri. Al di là dei giudizi sugli atti politici, persone di riconosciuta sensibilità civile e istituzionale, illustri cattedratici cultori del bello e del giusto accettano di sottoscrivere un vero e proprio scempio con la stessa beata indifferenza di quei politicanti da quattro soldi che hanno ridotto il Paese a brandelli.
Com’è possibile? Vero è che due ministri, quelli dell’Ambiente Clini e dei Beni culturali Ornaghi, hanno scritto vibranti lettere di protesta, minacciando dimissioni che dopo il solito balletto sono prontamente rientrate in cambio di una poltrona intorno all’immancabile tavolo dei compromessi. Più dignitoso il comportamento dell’archeologo Andrea Carandini, che la porta l’ha sbattuta per davvero, affermando: “Ogni limite di tolleranza civica e personale è stato superato”. Come ha già scritto su queste pagine Silvia D’Onghia, la condizione di Villa Adriana (120 ettari di residenze, giochi d’acqua e meravigliosi monumenti) è già precaria, non essendo mai stati utilizzati i fondi necessari alla manutenzione e al restauro delle zone malmesse.
Ora la discarica allontanerà quei pochi turisti che si ostinano ad affrontare transenne, puntelli e avvisi di possibili crolli. Signor presidente del Consiglio, ci ripensi. Quale Italia altrimenti presenterà al mondo: quella che non rispetta più la propria storia, pronta a buttarla in un cumulo di immondizia?