Da una parte l'ex presidente del Consiglio rilancia la proposta politica mettendo sul tavolo una revisione della struttura dello Stato. Dall'altra per il presidente Ferrari lancia definitivamente la sua Italia Futura. Obiettivo: le politiche. Ma se il Cavaliere vuole una coalizione "con tutti dentro", l'altro lo vorrebbe sostituire
Riforme costituzionali profonde e semipresidenzialismo alla francese. Mentre i partiti si confrontano in Parlamento sulla riforma del finanziamento ai partiti e su nuove regole di trasparenza e controllo ecco finalmente il coniglio dal cilindro del Pdl, tante volte annunciato dal segretario politico Angelino Alfano prima delle catastrofiche elezioni amministrative. Oggi presenterà la proposta di riforma e le sue novità politiche. Al suo fianco avrà l’ex presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, il leader senza il quale pare che il partito abbia perso tre quarti della forza e dell’energia, anche elettorale.
In contemporanea un messaggio a riformisti, moderati e liberali, con meno presenza dello Stato, ma più efficienza che arriva da Luca Cordero di Montezemolo. Un salto nella mischia non solo (e non tanto) per “rubare” elettori al Pdl – quelli che sono rimasti almeno a Silvio Berluconi e Angelino Alfano – ma per convincere anche quell’ampia fetta di elettorato che non più tardi di domenica e lunedì scorsi hanno mandato un messaggio chiarissimo alla politica, disertando in buona parte le urne o esprimendo un voto di protesta, del quale il Movimento Cinque Stelle è il simbolo. Una differenza c’è tra le visioni politiche dei due: il Cavaliere vorrebbe una coalizione che si presenti alle prossime elezioni politiche “con tutti dentro”; il presidente della Ferrari no e, anzi, vorrebbe sostituire il soggetto politico finora identificato con Berlusconi.
Oggi Alfano e Berlusconi presenteranno insomma la “grande novità politica”, primo fondamentale passo nella necessaria operazione con la quale i vertici del partito devono mettere mano – anche su una pressante richiesta di pezzi da novanta del partito – ai disastrosi esiti delle ultime amministrative. Una proposta “riformatrice, istituzionale, costituzionale”. Certo, una mossa che ha fatto saltare sulla sedia il Pd, visto che c’è – ci dovrebbe essere – un patto tra le forze politiche della maggioranza che sostiene il governo di Mario Monti per le riforme costituzionali e che riguardano, appunto, la revisione dei finanziamenti ai partiti. Tanto che, appoggiati anche dall’Udc, i democratici hanno deciso di stralciare la parte del taglio dei parlamentari per poterla “mettere in sicurezza” e poter accelerare senza ostacoli.
Berlusconi e Alfano metteranno quindi sul tavolo l’elezione diretta del Capo dello Stato, un pallino da sempre dell’ex presidente del Consiglio che tante volte si è lamentato che i “lacci e lacciuoli” della struttura istituzionale repubblicana non permettono di governare né di dare stabilità all’azione degli esecutivi. Qui si inserisce anche la base di dialogo con il resto dei partiti “moderati”. Il Cavaliere vorrebbe una “Federazione per l’Italia”, un patto con Pierferdinando Casini e Cordero di Montezemolo. Restano poi intatte, in ogni caso, le agonie che fanno contorcere il Pdl dopo i risultati delle comunali. Il rischio è che, visto che non sembra in dubbio l’appoggio a Monti (motivo per il quale gli elettori sembrano aver abbandonato il simbolo sulla scheda), con un ultimo soffio crolli tutto il castello.
Dunque sembra certo, anche se lo abbiamo sentito trapelare chissà quante volte: alle prossime elezioni politiche potrebbe esserci una “lista Montezemolo”. Un’offensiva che ovviamente ha campo fertile nel centrodestra più che nel centrosinistra, ma che ha raccolto adesioni e linfa anche da professori (ma non tecnici, evidentemente) che nascono nell’area riformista di sinistra: il senatore ex Pd Nicola Rossi, l’economista Irene Tinagli (ritenuta fino a qualche tempo fa vicina all’ex segretario Walter Veltroni), Andrea Romano (storico e direttore di Italia Futura, l’associazione di Cordero), l’economista della London School Marco Simoni e il costituzionalista (ed editorialista del Corriere della Sera) Michele Ainis.
Italia Futura ha messo radici quasi in tutta l’Italia del centro-nord, negli ultimi due anni ha aperto circoli e sedi in molte città e raccolto adesioni a migliaia. Montezemolo vuole lanciare un salvagente a quell’elettorato per il quale non esistono più né destra né sinistra e per il quale è centrale, invece, che qualcosa funzioni un po’ meglio.
Tuttavia Montezemolo – per paradosso quasi come Beppe Grillo con i Cinque Stelle – potrebbe non mettere in prima fila la propria faccia. Tra le ipotesi c’è anche quella di lanciare un candidato più giovane per spezzare il cortocircuito di facce che si ripetono da anni negli altri partiti. “La nostra forza – secondo Montezemolo – è essere nuovi. C’è un gap impressionante tra gli attuali partiti e le esigenze reali degli italiani. E deve ancora arrivare il pagamento della prima rata dell’Imu…”. Niente alleanze, corsa solitaria: né Berlusconi né Bersani. Non Casini né Fini, il cui Terzo Polo al voto amministrativo è andato malino. E figuriamoci Vendola e Di Pietro. No: Italia Futura avrà una sua proposta e chi ci sta è il benvenuto. Ma accanto a un arretramento della presenza dello Stato, tra le linee guida dell’associazione-movimento che potrebbe diventare partito, c’è anche il progetto di un corposo progetto di welfare. Quindi, ancora una volta, destra e sinistra “non esistono”.