Bossi si ricandida, figurarsi se lascia la Lega. Aspetta solo l’ultimo minuto”. Giuseppe Leoni conosce bene il vecchio Capo. Insieme hanno dato vita al movimento e, da cofondatore, possiede con il senatur il simbolo del partito e tutto ciò che è riconducibile al Carroccio: dalla sede alle società. Leoni è da sempre l’amico e consigliere fidato. Uno dei pochissimi rimasti sempre al fianco di Bossi, anche ora, in pieno scandalo Belsito e con l’avanzata di Maroni nel partito. Per capire: nel 1987 quando Bossi scelse di andare al Senato, costrinse Leoni a occupare lo scranno conquistato anche alla Camera. Oggi è lui che per conto del Capo tiene i rapporti con Maroni nel tentativo di non dover arrivare all’inevitabile: rivendicare la proprietà di simbolo, sede, società e partito lasciando gli altri, i Barbari Sognanti di fede maroniana, a crearsi un nuovo movimento. “Ma farò di tutto per evitarlo e rimanere uniti”, garantisce Leoni.

“Del resto noi vogliamo il federalismo e il federalismo cos’è? È riuscire a tenere insieme entità fra loro diverse, quindi se non riusciamo noi non ci riesce nessuno”. Rientrando a Varese da Roma, dove ieri è intervenuto a Palazzo Madama sull’articolo 18 proponendo di “trasformare gli operai in capitalisti”, Leoni si rilassa (dice) alla guida del suo Fiorino Fiat. E concede qualche “perla che rimarrà nella storia della Lega, vedrai”, dice serioso. “Perché una cosa è chiara a tutti: senza Bossi il partito non esiste. L’ho ricordato anche a Maroni l’altro giorno”.

Quando?

Quando Tosi se ne è uscito dicendo che voleva cacciare Bossi. Ho chiamato Maroni e gli ho detto di ricordare al sindaco lì di rileggersi lo Statuto perché i fondatori della Lega sono divinità, come i santi per la Chiesa: non si possono toccare. Quindi si dia una regolata. Ma Maroni mi ha garantito che lo aveva già chiamato e che era tutto a posto, che gli ha detto di smetterla. Se lo chiama significa che la Lega è nelle sue mani. La Lega è di Bossi, punto. Questo è un periodo di passaggio, tra poco ci saranno i congressi nazionali e poi il federale e lì vedremo.

Maroni ieri ha detto che deciderete anche se presentarvi o meno alle politiche 2013.

Lui dirà la sua e io la mia. Lui dice no? E io magari dico il contrario, è un congresso e lì decideremo. Ma io sono l’unico ad aver rinunciato per due volte, anche se socio fondatore, di andare a Roma. Quando Bossi chiese tra gli eletti chi era disposto a rinunciare per rimanere sul territorio si nascosero tutti, ripeto: tutti.

Lei no.

Certo che no. Mi creda: non andare a Roma è il minore dei mali. I problemi sono ben altri. Io domani devo alzarmi all’alba perché per fortuna c’è da lavorare e tra i soldi che devo al partito e quelli per la mia famiglia son tempi difficili.

Soldi alla Lega?

Certo, tutti noi li diamo ed è normale. Non c’è niente di strano come volete far credere voi giornalisti. E chi ha creduto e crede davvero nel nostro movimento sa che senza Lega nessuno di noi sarebbe qui e la Lega senza Bossi non sarebbe esistita. Quindi…

Quindi?

Ma come quindi? Le ho già dato parecchi spunti di analisi, mi creda e vedrà che sarà come dico io. Vedrà che tutti riconosceranno la necessità di riavere il Capo alla guida, altro che storie e barbari sognanti o menate varie. Lasci perdere. Noi ora ricostruiamo l’unità, dobbiamo restare uniti.

Maroni che dice?

Stiamo cercando la quadra e poi per litigare bisogna essere in due. E io non litigo con nessuno, io sono un cattolico: porgo sempre l’altra guancia.

Scusi: quante guance ha?

Ne ho ancora una e basterà per riuscire a tornare uniti e metterci d’accordo, poi potrà esserci la corrente di Maroni e quella di Bossi; potremo discutere, pensarla in modo diverso e confrontarci ma non dobbiamo dividerci: sarebbe un errore. Vedrà che rimarremo uniti, riusciremo per forza.

Ne è certo?

È quello che chiede Bossi. Quindi non ci sono molte altre strade da percorrere. A meno che non decidano di dare vita a qualche scissione o cose strane, ma non conviene a nessuno.

Finirete come gli ex Dc a litigare tra di voi per la proprietà e l’uso del simbolo?

Quel simbolo ha un solo nome sopra e dei proprietari. Lo sanno bene tutti. E il Capo tornerà, ora osserva e aspetta il momento giusto. Ma senza di lui la Lega non esiste. All’ultimo, quando nessuno se l’aspetta, si candiderà. Guardi, io sono un ciclista. Se voglio vincere la Milano-Sanremo parto dal poggio, all’ultimo, mica da Pavia, altrimenti alla fine non c’arrivo neanche. Ed è così che si vince.

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