Politica

Antimafia e imprese, il Consiglio dei ministri vara un nuovo Codice

Tra le novità del dl la ridefinizione del “catalogo” delle situazioni dalle quali si desume l'esistenza di tentativi di infiltrazione e l’assistenza legale dell’Avvocatura dello Stato nelle controversie sui beni sequestrati o confiscati

Via libera alle integrazioni del Codice antimafia. Il Consiglio dei ministri ha varato oggi uno schema di decreto legislativo che prevede alcune novità per rendere allo stesso tempo più stringenti e più snelli per le imprese gli obblighi antimafia. Tra le novità una ridefinizione del “catalogo” delle situazioni dalle quali si desume l’esistenza di tentativi di infiltrazione mafiosa e la possibilità di usufruire dell’assistenza legale dell’Avvocatura dello Stato nelle controversie sui beni sequestrati o confiscati alla criminalità organizzata. Un pacchetto che consente di “anticipare di oltre due anni l’entrata in vigore della legge” e si qualifica quindi come un impostante strumento di contrasto alle mafie, sottolineano il ministro dell’Interno Annamaria Cancellieri e della Giustizia Paola Severino. Ma un nota critica arriva dalla Cgil, convinta che le modifiche introdotte non bastino a contrastare le infiltrazioni mafiose. Ecco nel dettaglio cosa prevede il testo.

DOCUMENTAZIONE, SI CAMBIA – Per contrastare i tentativi di infiltrazione mafiosa, le norme che regolano l’emissione della documentazione antimafia entrano immediatamente in vigore, mentre prima erano subordinate al decorso dei due anni dall’emanazione dei regolamenti sul funzionamento della Banca dati nazionale. Fino alla realizzazione della Banca dati, le Prefetture continuano a utilizzare i collegamenti già in uso con i sistemi informatici realizzati in base alla norme precedente.

PIU’ CONTROLLI IMPRESE, ANCHE STRANIERE – Si amplia l’area dei controlli antimafia, estesi anche ai membri del collegio sindacale e degli organismi interni di vigilanza delle imprese. Considerata, inoltre, l’apertura degli appalti pubblici a investitori esteri, per la prima volta si introduce una procedura di controllo “antimafia” sulle società straniere, anche senza sede in Italia. Una procedura già sperimentata per la ricostruzione in Abruzzo e l’Expo 2015. Ampliati anche i casi di tentativi di infiltrazione mafiosa, comprendendovi pure le reiterate violazioni degli obblighi di tracciabilità dei flussi finanziari derivanti da appalti pubblici.

VERSO RATING DI IMPRESA – Esteso l’obbligo di comunicazione in tutti i casi delle interdittive antimafia ad altri soggetti istituzionali interessati: tra questi, l’Antitrust, in vista della realizzazione del cosiddetto “rating” di impresa per le società virtuose, e l’Autorità Giudiziaria, titolare del potere di proporre l’adozione di misure di prevenzione.

MENO BUROCRAZIA, SPAZIO A AUTOCERTIFICAZIONE – Il Codice antimafia attua una completa decertificazione del procedimento di rilascio della documentazione antimafia, per agevolare le imprese. In pratica, tale procedimento verrà avviato sulla sola base delle autodichiarazioni rese dall’operatore economico all’amministrazione interessata, che provvederà, a sua volta, a fornire i dati auto dichiarati alla Prefettura competente ad emettere la documentazione antimafia.