Il consigliere regionale lombardo prevede che il governatore resterà in sella nonostante le affermazioni del faccendiere Daccò sulle vacanze ai Caraibi mai rimborsate: "Il centrodestra teme il voto". L'ex "rottamatore" assicura che invece i democratici sarebbero pronti ad andare subito alle urne
“Loro non se ne andranno mai”. E’ la previsione di Giuseppe Civati, consigliere regionale del Pd in Lombardia che da tempo invoca le dimissioni del presidente Roberto Formigoni. Un presidente che “è stato smentito platealmente da Pierangelo Daccò” sul pagamento delle vacanze di lusso ai Caraibi, “e dunque è più debole della settimana scorsa, e la settimana scorsa era già più debole della precedente…”. Ma nonostante il continuo avvitamento tra casi giudiziari e imbarazzi politici, secondo Civati difficilmente il centrodestra farà cadere il suo campione al quarto mandato consecutivo di governo regionale.
Formigoni appare sempre più debole, perché pensa che riuscirà comunque a restare in sella?
Sono mesi che al centrodestra lombardo le suonano da tutte le parti. Non solo le inchieste giudiziarie, ma anche gli elettori, che alle ultime amministrative per la prima volta gli hanno voltato le spalle. Non se ne andranno mai per loro volontà perché sanno benissimo che oggi al voto prenderebbero tanto quanto preso a Como (roccaforte di Pdl e Lega dove domenica scorsa il centrodestra si è ridotto al 25%, contro il 75% del centrosinistra). Non solo è rotta l’alleanza tra Pdl e Lega, ma ci sono serie fratture interne ai singoli partiti.
Ma questa situazione, oltre a indebolire l’immagine del presidente, ha effetti sul funzionamento politico della Regione?
Certo. A parte che si continuano a rimpastare e nominare presidenti di commissione, per noi è impossibile costruire una collaborazione con la giunta Formigoni, cosa che andrebbe fatta nel momento in cui la Lombardia è colpita duramente dalla crisi economica. Ma chi mente sulle vacanze può mentire su tutto. Come ci potremmo fidare, per esempio, sugli appalti?
Dopo la divulgazione dei verbali di Daccò, il Pd regionale ha annunciato una mozione di sfiducia a Formigoni. Con quali prospettive di successo?
Il centrodestra ha una maggioranza larghissima, 48 consiglieri contro i 32 dell’opposizione. Anche se ci fosse qualche sfilacciamento dubito che i rapporti di forza possano ribaltarsi. E non conviene a nessuno di loro, né singolarmente né collettivamente, andare a elezioni anticipate. Tra l’altro non dimentichiamo che finora nel Pdl e nella Lega nessuno ha fatto autocritica sulla gestione Formigoni.
Molti però dubitano della reale volontà del Pd lombardo di andare al voto anticipato, prima del 2015. Sbagliano?
Sì, sbagliano. Abbiamo organizzato mesi fa la manifestazione “Libera la sedia” sotto gli uffici di Formigoni, e poi alle amministrative un po’ di sedie si sono liberate davvero. Quest’estate proseguiremo con una sistematica controinformazione sulla Regione, una sorta di debunking sul sistema Formigoni da parte del gruppo Pd. Pensando anche al futuro, con uno slogan che potrebbe essere: ‘Facciamo le primarie e non i primari”. Non è vero che Pd non è pronto a votare. Non c’è nessun problema, personalmente non vedo l’ora. Se succede, si vede chi si candida. Il tema è liberare quella sedia e riempirla di contenuti politici. E, soprattutto, di una grande discontinuità nell’amministrazione di questa regione.