Il dirigente della Fiom: “Il governo si attivi per portare in Italia un produttore come Kia”. Marchionne pensa a Suzuki. Poi il segretario Cgil Piemonte: “Sugli incentivi si rischiano due errori opposti: o sono ad ampio raggio e però drogano il mercato, oppure sono mirati ma riguardano attività produttive – come l’auto elettrica – che in Italia sostanzialmente non si produce"
“L’Italia ha bisogno di un altro produttore dell’auto, anche straniero e il governo deve agire con una vera politica industriale e non con gli incentivi”. È una proposta complessiva quella che lancia Giorgio Airaudo, responsabile auto della Fiom, nonché segretario dei metalmeccanici piemontesi, dopo aver letto l’articolo pubblicato su ilfattoquotidiano.it sul convegno organizzato dalla Volkswagen in Piemonte con la filiera produttiva automobilistica che teme la fuga della Fiat. La casa tedesca ha già avanzato da tempo un interesse esplicito per il marchio Alfa Romeo e la sua visita in Piemonte ha risvegliato le speranze per un possibile rimpiazzo produttivo. Ed è su questo che il segretario Fiom decide di puntare: “È evidente che nel nostro Paese c’è un problema che riguarda la produzione dell’auto. La Fiat non riesce a saturare i suoi impianti e, addirittura, chiude gli stabilimenti”. Quello di Termini Imerese è già stato abbandonato e il suo futuro è legato più a ipotesi e speranze che a un progetto industriale. Contestualmente la Fiat ha finora rifiutato l’offerta di acquisto del marchio Alfa avanzata dalla casa di Wolfsburg. “Sarebbe certamente un errore cedere il marchio senza concedere un insediamento industriale” sottolinea, sospettoso, Airaudo. Che però va oltre e si spinge fino a provocare le possibili reazioni di chi ha a cuore il “made in Italy” e vede come fumo negli occhi l’invasione degli stranieri.
“CREDO che non bisogna avere preclusioni, oltre ai tedeschi ci sono altri produttori dell’auto che non vanno male come la Fiat, che crescono e che cercano sbocchi produttivi. Ad esempio i coreani della Kia che ha senz’altro smentito un interessamento su Termini Imerese ma, proprio per questo, ha confermato di essere in grado di muoversi”. Insomma, il governo dovrebbe attivarsi per portare in Italia qualcuno che le automobili le vuole fare sul serio. “La Fiat si sta de-nazionalizzando, ce l’hanno detto in tutti i modi. La sua pretesa di avere un monopolio in Italia la stiamo pagando cara. Il governo ci porti un nuovo produttore e questo può farlo solo con un piano industriale, con le diplomazie, i rapporti economici. Non certo abolendo l’articolo 18”. La Fiom, ma a questo punto anche la componentistica dell’auto, guarda con preoccupazione, e con amarezza, a operazioni come quella del ritorno del “Duetto” Alfa Romeo negli Stati Uniti che, utilizzando lo stile italiano, viene prodotto in Giappone, a Hiroshima. E proprio sullo svuotamento delle competenze italiane si è soffermato il convegno della Volkswagen a Torino, dove si è distinta l’Italdesign di Giorgietto Giugiaro, mille dipendenti, abbandonata dalla Fiat, sull’orlo del fallimento e risollevatasi grazie al passaggio alla Volkswagen. Anche perché la desertificazione produttiva del Piemonte è un dato di fatto che con la strategia “apolide” di Marchionne ha molto a che vedere . Sono circa 15 mila i posti di lavoro a rischio sui 40 mila della componentistica e riguardano fabbriche come Lear, Johnson Control, Saturno, Alfa Plast, Daytech che di Fiat hanno finora vissuto. “In realtà, aggiunge Airaudo, la Fiat dovrebbe dire la verità, il piano Fabbrica Italia si è disintegrato e la prospettiva è ormai solo quella di chiudere stabilimenti. Allora giochiamo d’anticipo. Marchionne se ne va? Portiamone altri”.
LA PROPOSTA è rivolta direttamente al governo, al ministro Passera che invece sembra essere impegnato a calibrare un nuovo piano di incentivi alle imprese. “Sugli incentivi si rischiano due errori opposti: o sono ad ampio raggio e però drogano il mercato solo temporaneamente non risolvendo nulla; oppure, sono mirati ma riguardano attività produttive – come l’auto elettrica – che in Italia sostanzialmente non si produce”. Gli incentivi quindi non servono, spiega Airaudo, “serve la mobilità sostenibile per non svendere le aziende; ci serve la Fincantieri o la riattivazione dell’Irisbus, dell’Ansaldo e del trasporto ferroviario, insomma un piano industriale per la mobilità sostenibile . Il governo ha qualcosa da dire?”.
DALL’ALTRA PARTE della barricata Sergio Marchionne parla di alleanze con altre case automobilistiche: “Discuto con chiunque, sono assolutamente promiscuo”, perché pochi giorni dopo l’accordo con Mazda per il nuovo “Duetto” per il futuro il Lingotto non escluderebbe accordi con la Suzuki. Intanto Fiat ha sospeso tutti i rapporti commerciali con l’Iran in sostengo agli “sforzi della diplomazia internazionale per una soluzione diplomatica delle questioni relative ai rapporti” con Teheran.