Per una volta, almeno per una volta, qualche sera fa il ‘droide’ Mario Monti ha mostrato tutti i suoi limiti di uomo e di politico di governo, ancorché professore bocconiano e supertecnico amatissimo dal Quirinale. Il suo apparentemente efficace eloquio, sino a quel momento intervistato da docilissimi giornalisti ospiti in studio (a proposito, ma questa non era una sconcezza che si diceva pretendesse soltanto Berlusconi?), si schiantava alla prima vera, ma anche banale, domanda di Corrado Formigli a Piazza Pulita. Chiede Formigli cosa avrebbe da dire se avesse lui un figlio di 20 anni, laureato e sfruttato in un call center a 5 euro l’ora: il Presidente del Consiglio dei Ministri sprofonda in un silenzio lungo 17 interminabili secondi. Un’eternità nel mondo mediatico e televisivo…

Si potrebbe dire di tutto e di peggio, ma Mario Monti, in quei 17 secondi di silenzio, per non dire della risposta che lì per lì ha poi imbastito, ha semplicemente dimostrato il suo umano imbarazzo, ma al tempo stesso ha manifestato esemplarmente all’opinione pubblica italiana tutta l’inadeguatezza del suo governo, delle sue ricette, dei suoi uomini e, diciamolo senza fronzoli, pure di se stesso nella soluzione dei drammatici problemi in cui gli italiani e gli europei sono stati precipitati dalle politiche reazionarie e iperliberiste degli ultimi vent’anni.

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