Il Parlamento europeo ha approvato a larga maggioranza la risoluzione “Opportunità per i giovani” nella quale le parole “tirocini” e “diritti” compaiono nella stessa frase. Un duro colpo per quanti, nel pubblico come nel privato, usufruiscono oggi di migliaia di braccia e teste fresche e volenterose a basso costo, spesso completamente gratis. Nella relazione dell’eurodeputata francese Pervenche Berès si legge: “Migliorare l’integrazione tra il sistema scolastico e il mondo del lavoro” anche “offrendo tirocini di qualità che assicurino una retribuzione decorosa e condizioni lavorative appropriate”. Come? “Introducendo una Carta europea della qualità dei tirocini che stabilisca norme minime per garantire il valore formativo dei tirocini, evitare gli sfruttamenti, assicurare la protezione sociale, e creando apprendistati migliori e più numerosi nell’ambito dell’istruzione e formazione professionale, con l’obiettivo di agevolare la transizione dei giovani dall’istruzione al lavoro”.

Guardando al nostro Paese, lo stage da momento formativo eventualmente finalizzato all’inserimento all’inserimento nel mondo del lavoro si è trasformato spesso in un calvario di sfruttamento, dove si lavora molto e si guadagna poco o niente. Secondo l’ultimo sondaggio “Gli stagisti italiani allo specchio” condotto da Isfol e Repubblica degli stagisti, “oltre la metà degli stage (52,4%) non prevede alcun rimborso spese, mentre per un terzo dei tirocini è previsto un rimborso basso o molto basso: nel 14% dei casi vengono offerti meno di 250 euro netti al mese, nel 17% tra 250 e 500 euro al mese”. Tenendo in considerazione che la maggior parte degli stage vengono fatte in città molto care come Milano e Roma, il già misero compenso diventa completamente ridicolo. Sì, perché la normativa che oggi regola gli stage in Italia (decreto interministeriale 192 del 1998) non prevede alcun obbligo di compenso contrariamente, a quanto è previsto ad esempio in Francia. Qui tutti gli stage di durata superiore ai due mesi devono essere retribuiti con una cifra almeno pari al 30% dello Smic (Salaire minimum interprofessionnel de croissance), il salario minimo, qualcosa come 400 euro al mese.

“Ci sarà una nuova legge sugli stage nella nuova riforma del lavoro, ma c’è già troppa confusione”, spiega Ginevra Benini, ricercatrice stage e professioni Isfol. “La nuova normativa dovrebbe garantire un minimo di rimborso spese, poi limiti alla durata e il riconoscimento formale. Ma ad oggi non si sa ancora niente”. Una nube di incertezza che avvolge gli stage in tutti i sensi, vista anche la difficoltà di avere dati precisi. “Non esiste un registro nazionale degli stagisti e i dati più difficili da reperire sono proprio quelli delle amministrazioni pubbliche”, continua la Benini. Qualche dato più preciso lo fornisce il Sistema informativo Excelsior di Unioncamere e Ministero del Lavoro, un’indagine a carattere annuale e trimestrale effettuata attraverso oltre 280mila. Ma questa indagine non include il pubblico né fornisce informazioni sulle retribuzioni.

Intanto gli scandali si susseguono. Ultimo in ordine cronologico il caso dei quaranta stagisti messi a lavorare l’estate scorsa otto ore al giorno a 100 euro al mese dalla Save, società gestrice dell’aeroporto di Venezia, per ovviare all’aumento del traffico aereo dovuto dalla chiusura dello scalo di Treviso. Secondo la Cgil in violazione del contratto nazionale delle attività aeroportuali. Secondo Umberto Tronchin, segretario della Filt Cgil di Venezia, “questo costerà alla Save 45mila euro di multa più le mensilità arretrate, stimiamo circa 400mila euro”. I ragazzi in questione avevano tra i 18 e i 19 anni.

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