Lungi dall’essere un ricordo alimentato da passate fantasie salgariane, la pirateria è un problema dei nostri tempi. Attività piratesche avvengono in molti mari del mondo, ma l’epicentro in questi anni si colloca senza dubbio di fronte alle coste della Somalia e dello Yemen.
Solo nel 2011 il costo di tali attività per il mondo “civile” è stato stimato in 6,9 miliardi di dollari con 14 navi e 119 membri di equipaggi tuttora nelle mani dei pirati somali; e gli attacchi sono più che raddoppiati tra il 2008 e il 2011.
Tuttavia, non è chiaro se involontariamente o deliberatamente, i pirati somali stanno anche facendo un servizio non indifferente all’umanità, perché con la loro presenza nelle pescose acque dell’Oceano Indiano nordoccidentale stanno scoraggiando un’altra specie di pirati che in tutti gli altri mari del pianeta sono sempre stati liberi di compiere le loro efferatezze sotto la totale indifferenza delle società “per bene” di varia provenienza. Sono costoro i grandi pescherecci oceanici, armati dalle industrie del mondo industrializzato (occidentale e asiatico), che svuotano il mare delle sue ricchezze viventi in nome del profitto. Malgrado – per ovvi motivi – non sia ancora possibile una valutazione accurata degli effetti benèfici su larga scala della riduzione della pesca nella regione dovuta allo spauracchio dei pirati, vi sono già chiari indizi che nella zona costiera del vicino Kenya le risorse della pesca sono in netto ricupero.
L’auspicata ricostituzione degli stock di pesca dell’Oceano Indiano nordoccidentale costituirebbe un beneficio facilmente quantificabile con una cifra simile, se non superiore, ai costi che il mondo industrializzato si sta sobbarcando per combattere la pirateria.
Certo, l’ideale sarebbe che non ci fosse bisogno di gente che solca le onde armata di lanciarazzi e kalashnikov per tutelare le risorse alieutiche del pianeta, e quindi la sicurezza alimentare di una grossa fetta dell’umanità. Tuttavia la triste realtà è che tali risorse in circostanze “normali” non vengono tutelate come dovrebbero.
Dunque i veri pirati non sono solo quelli che prendono il largo sventolando il vessillo col teschio e le ossa incrociate. In ultima analisi, sono anche quelli che vanno al supermarket o al ristorante e acquistano pesce senza preoccuparsi del fatto che esso sia stato pescato o meno in maniera sostenibile. Per quanto dura da accettare, la verità è che i pirati veri siamo noi.