Torre del Greco, chiesa di Sant’Antonio a Brancaccio, sabato. Qualcuno telefona alla polizia per chiedere la presenza di un paio di volanti della polizia di fronte al sagrato. “Sa, si celebra la cresima di un parente di uno dei fondatori della Deiulemar. Non vorremmo succedesse qualcosa”. Le volanti arrivano. Il giorno dopo si parla di un’aggressione, schiaffi, lanci di monete in stile Hotel Raphael. Le forze dell’ordine non confermano, ma la tensione è palpabile.
A quasi un mese dall’ufficializzazione del fallimento della storica compagnia di navigazione, che ha lasciato un buco da un miliardo di euro e a mani vuote una decina di migliaia di obbligazionisti locali, c’è tensione verso i presunti responsabili di questo disastro. Sentimenti che stentano a trovare sfogo nei cortei di protesta. L’ultimo stamane, lunedì 28 maggio, protagonisti un centinaio di cittadini che hanno fatto irruzione in municipio al grido “rivogliamo i nostri soldi”. Ma la contestazione va oltre. Il 9 maggio, appena sette giorni dopo la sentenza del crac, Michele Iuliano, 88 anni, fondatore e fino a gennaio amministratore unico della compagnia, è morto improvvisamente in casa mentre la finanza perquisiva il suo studio. E la sua morte ha scatenato la reazione violenta di una parte di popolo torrese. Dopo il suo funerale, infatti, ignoti hanno profanato la tomba del ‘capitano’ bruciando i fiori e urinandoci sopra. La famiglia ha così deciso di disseppellire la salma e di cremarla, per sottrarla all’ira dei vandali.
Il 31 marzo si era poi verificato un altro sgradevole episodio, quando Angelo Della Gatta, il figlio di uno dei tre fondatori, venne bloccato, affrontato in malo modo e quasi aggredito in via Colamarino da un gruppo di risparmiatori esasperati, e dovette trovare riparo in un negozio mentre gli distruggevano lo scooter. Un altro segnale dei tempi bui che ora attraversano i padroni della Deiulemar. Riveriti per 40 anni come politici di spicco per la loro capacità di dispensare posti di lavoro e interessi da record sui bond, i leader della compagnia finita sul lastrico ora fanno fatica a uscire per strada. Temono l’astio dei risparmiatori, pronti a tutto pur di recuperare qualcosa e, sul fronte giudiziario, l’inchiesta della Procura di Torre Annunziata, che dovrebbe presto essere rubricata a ‘bancarotta fraudolenta’, seguendo il filo delle sottrazioni di denaro trasferito in trust e fiduciarie sparsi nei paradisi fiscali di mezza Europa. La partita è ancora in corso e l’ultima mossa dei soci è consistita in un ricorso in appello per revocare la sentenza di fallimento e riaprire la strada del concordato al 52% coi risparmiatori e i fornitori. Intanto un gruppo di parlamentari Idv, guidati dal deputato del luogo, Aniello Formisano, ha presentato un’interrogazione al ministero dell’Economia chiedendo per Deiulemar i benefici della legge Marzano, per garantire la cassa straordinaria.