E non intendono mollarli. Con una legge “salva-casta” di intruglio tedesco-spagnolo peggiore dell’attuale “porcata” a cui stanno inciuciando. Oppure con una riedizione della tragedia del ’94: i partiti dell’establishment in rotta (il Caf: Craxi-Andreotti-Forlani) e l’opposizione ex-Pci che si chiude nell’autoreferenzialità partitocratica della “gioiosa macchina da guerra” anziché aprirsi alla società civile (come l’anno precedente per l’elezione dei sindaci), consentono a un nuovo partito di establishment peggiore del precedente, “Forza Italia”, di umiliare l’Italia della legalità.
Oggi, come allora, il “Terzo Stato” di “giustizia e libertà”, maggioritario nel paese, rischia di non conquistare il governo. Può infatti il M5S, da solo, prevalere su ogni altra alleanza (Berlusconi, “tecnici”, Casini e montezemoli)? Dovrebbe sfiorare il 40%. Sembra improbabile, malgrado l’accelerazione esponenziale dei consensi, propiziata da ogni proclama di vittoria alla Bersani e da ogni “non vedo il boom” di Napolitano. Anche perché masse di cittadini democratici che simpatizzerebbero con le giovani leve di M5S restano offesi dagli atteggiamenti dittatorial-proprietari di Grillo, e si rifugiano nel non-voto.
Ma l’attuale centro-sinistra delle nomenklature si illude se pensa di poter recuperare i consensi sufficienti a diventare la prima forza elettorale. L’Italia che chiede eguaglianza ed efficienza, lavoro e meritocrazia, in una parola speranza, non si fiderà mai più delle sempiterne facce di chi ha inciuciato con Berlusconi, esaltato Marchionne e incensato Monti.
La sinistra ha qualche chance solo se si rimette in gioco, aprendo radicalmente alla società civile, a sue liste civiche rigorosamente autonome, a primarie non condizionate da “pastette” di partito, a un programma radicale elaborato dagli elettori (perfino in dialogo col M5S). Sono le pregiudiziali poste da 25 milioni di italiani che altrimenti non andranno a votare. Vogliamo discuterne seriamente, con passione civile, dunque senza personalismi, spirito di bottega e acrimonie caratteriali?
Il Fatto Quotidiano, 28 Maggio 2012