Curiosa coincidenza. Oggi sappiamo che Ponzellini, uno dei rinomati banchieri che gestivano i fondi dello Ior con spericolate operazioni di investimento era anche un finanziatore di Corallo, il latitante signore del gioco d’azzardo e del riciclaggio. Ed è agli arresti domiciliari per associazione a delinquere.
Assurdo ipotizzare che la banca vaticana, una delle meno trasparenti della storia, come negli anni ottanta, sia stata un crocevia di operazioni a dir poco opache? “Pecunia non olet” è davvero la giaculatoria che viene sempre esaudita. Non è difficile immaginare che lo Ior, in attesa di un’ardua collocazione tra la black o white list degli istituti internazionali sia il vero motore di tutto l’affare “corvi in vaticano”. I prossimi giorni la barca di Pietro continuerà a fare acqua e fango. Sarà sempre più Costa Crociere. Forse il capitano suonerà il piano sul ponte. O forse addirittura abbandonerà la nave, dimettendosi. Eppure pochi sono consapevoli che questo è il miglior capitano possibile in questo momento storico. É il più avanzato culturalmente e teologicamente. Ed è anche uno dei più onesti.
Il primo a parlare apertamente di pulizia nella chiesa, al momento della sua elezione, quando ancora non erano scoppiati gli scandali e quando Wojtyla aveva ancora sul tavolo le carte e le cause sui Legionari di Cristo e le altre beghe pedofile ferme da decenni. Benedetto è l’apice del pensiero teologico e nello stesso tempo la faglia e la frattura più profonda nel rapporto con la storia. Con la sua mancanza di autorevolezza pratica ci dirà davvero se la tempesta sul lago può essere sedata.
Giovanni Paolo II le sue bufere se le governava da solo anche in acque limacciose, come quelle della guerra fredda, servendosi di pirati come Marcinkus. Joseph invece dovrà realmente rivolgersi a Dio, come il bambino che nessuno vuole turbare e suscita protezione. E in questo è sommamente evangelico, come pure il Woityla handicappato degli ultimi anni, creatura balbettante che espiò il mistico autocrate che era stato. Benedetto XVI forse sarà l’ultimo papa teologo e probabilmente intonerà non volendolo qualche amen a svariati secoli di tradizione cattolica.
Un’onda molto lunga che viene dall’ottocento e dalla democrazia moderna, ma prima ancora dall’umanesimo e dalla controriforma. Da una autonomia della coscienza mai davvero realizzata nell’antropologia cattolico romana. La chiesa ha tempi lunghi ma anche la storia non scherza. Lo stridente contrasto tra questa residua corte medievale (come la definisce Hans Kung) e la realtà che le evolve tumultuosamente intorno ormai è davvero troppo forte. La babele biasimata dal papa è umanità che erompe tra i sacri palazzi. É l’errore di cui è fatto l’uomo, tanto più se pensa di essere impeccabile e di vivere in un recinto sacro. Così come la secolarizzazione è riavvicinamento tra l’umano e il religioso.
Venuto meno il castellino di carte vaticane allora bisognerà davvero fare i conti con la realtà, con il potere vero che viene da un consenso verificato e può diventare anche responsabilità. Bisognerà ricominciare a dire cose realistiche sull’uomo, non queste litanie concettuali, e mostrare davvero se l’ipotesi Dio è credibile nella vita, non sui testi di catechismo. A cominciare dallo ior e dai soldini che servono tanto. Il divertimento è appena cominciato.