Le scintille tra il ministro del Lavoro, il segretario Cgil e il presidente Inps nel giorno della presentazione del rapporto annuale dell'Istituto nazionale di previdenza sociale: oltre la metà dei pensionati ha un reddito da pensione sotto i mille euro al mese e il valore di un assegno previdenziale su due è sotto i 500 euro
Botta e risposta tra Elsa Fornero e Susanna Camusso nel giorno della presentazione del rapporto annuale dell’Inps, che fornisce dati emblematici della difficile situazione dei pensionati italiani. Il nodo della questione, neanche a dirlo, sono gli esodati, con il presidente dell’Inps che ha chiesto di individuare una soluzione che riguardi tutti. Una posizione, quindi, sulla stessa linea di quella del segretario generale Cgil. Dopo aver definito “dura, severa, equa e coraggiosa” la riforma delle pensione varata dal governo, Antonio Mastrapasqua ha sollecitato a “trovare una soluzione per tutti gli esodati, non solo per i 65mila individuati dall’esecutivo”.
Il ministro del Lavoro, da par sua, ha confermato che il decreto sugli esodati sarà emanato nei prossimi giorni, riguarderà 65mila persone e sarà “una soluzione parziale del problema”. La soluzione definitiva arriverà dopo, quando con le parti sociali “guarderemo il problema delle altre categorie – ha detto il ministro – , alcune delle quali sono ancora al lavoro”. Parole che non sono andate giù alla Cgil, con Susanna Camusso che ha bocciato la soluzione in due tempi: “non esiste, è il simbolo del disprezzo delle persone”.
Il segretario generale della Uil Luigi Angeletti commenta:”Il Governo deve impegnare se stesso e il Parlamento a trovare le risorse necessarie a garantire questo diritto. Ogni altra scelta rappresenterebbe solo un’ulteriore prepotenza”.Poi Angeletti ribadisce: “Il Governo deve riconoscere formalmente il diritto di andare in pensione con le precedenti norme a tutti coloro che hanno sottoscritto un accordo prima dell’entrata in vigore della nuova riforma, senza alcuna esclusione”.
Nel rapporto annuale Inps presentato oggi, d’altro canto, si rivela che oltre la metà dei pensionati, circa 7,2 milioni di persone, ha un reddito da pensione complessivo sotto i mille euro al mese e il valore di un assegno previdenziale su due è sotto i 500 euro. Le donne percepiscono in media quasi la metà degli uomini: 569 euro al mese contro 1.047 euro. I dati fotografano un paese in cui poco più di 9 milioni dei 18.363.760 trattamenti pensionistici (9.017.432 per la precisione) non arrivano a 500 euro mensili, il 49,1 per cento. Il 27,9 per cento (5.123.681) è inferiore a mille euro e l’11,6 per cento (2.138.316) non supera i 1.500 euro.
Cresce però la spesa pensionistica: nel 2011 si attesta a 195,8 miliardi di euro, in aumento del 2,4 per cento rispetto al 2010 (+4,6 miliardi). Al netto delle indennità di accompagnamento agli invalidi civili e altre prestazioni minori, ammonta a 181,560 miliardi di euro. L’incidenza sul Pil è dell’11,5 per cento, sostanzialmente immutata rispetto agli scorsi anni. Calano dell’1,8 per cento (-49.389 unità) le pensioni di invalidità civile. Le prestazioni risultano essere in tutto 2.733.970 (di cui il 69 per cento costituite da indennità) per una spesa complessiva di 16,7 miliardi di euro e un importo medio mensile di 404 euro. Nel 2011 l’Inps ha speso per il sostegno al reddito (cassa integrazione, disoccupazione e indennità di mobilità compresa la copertura per le contribuzioni figurative) 19,1 miliardi di euro. Con circa 73.722 ispezioni, sono state scoperte 57.224 aziende irregolari e 56.660 lavoratori irregolari o completamente in nero accertando più di 981 milioni di euro di omissioni contributive e sanzioni.