La campagna è stata lanciata su twitter con il tag #no2giugno e chiede di destinare i soldi per la parata militare ai terremotati. I costi della giornata di celebrazioni li svela il blog cadoinpiedi: tra i 2,6 e i 2,9 milioni di euro. Si tratta di un bilancio preventivo, destinato a subire qualche lievitazione in fase di consuntivo, ma che al momento prevede un risparmio consistente rispetto ai 3,5 milioni spesi nel 2010 e ai 4,4 della maxi-parata dell’anno scorso. L’allestimento delle tribune costerà 593 mila euro. Le truppe caleranno da 4.919 a 2.584 (- 47%) mentre i mezzi militari scendono da 196 a 93 (- 52%). I quadrupedi sono stati ridotti da 120 a 98 con un calo del 18,3% rispetto al 2011 e del 46,1% rispetto ai 182 cavalli dell’edizione 2010. Tagliate anche due delle 12 bande musicali che avevano partecipato alle due precedenti edizioni.
In rete si moltiplicano gli appelli, la Prefettura di Potenza ha deciso di annullare ogni festeggiamento in solidarietà con le persone colpite dal sisma e con le vittime dell’attentato alla scuola Morvillo Falcone di Brindisi. Qualcuno fa notare come annullare la parata solo quattro giorni prima difficilmente potrebbe fare risparmiare soldi già spesi, ma forse il punto è un altro: se un terremoto si può prevedere, i suoi danni e gli sfollati rimangono per terra, i bisogni tra le macerie sono fatti di persone e fragilità. Forse la questione non è solo economica (del resto, qualcuno fa notare come un caccia F35 costi come la messa in sicurezza di 250 scuole) ma soprattutto di priorità.
La voglia di vedere un Paese che abbia l’umanità di rivedere i propri piani immediatamente per accollarsi (anche nel senso più pieno della “vicinanza) la tragedia. Potrebbe essere la parata militare, potrebbero essere i rimborsi elettorali o qualsiasi altra cosa: ma che sia forte, e subito. Perché non bastano le rassicurazioni e non bastano le visite di cortesia: la sorpresa che in molti si aspettano è un Paese che si occupa e si “preoccupa” di sé stesso prendendosi la responsabilità di stabilire le priorità.