Uno spettacolo teatrale – “Conosci i Parker?” – sulle scene al Salone Margherita di Roma fino all’8 giugno mette al centro del dibattito le famiglie omogenitoriali, cioè coppie di donne e coppie di uomini che, amandosi, convivono con difficoltà in un paese che non riconosce questi nuclei affettivi “diversi” e che nega loro diritti e tutele. Il debutto è avvenuto, non senza polemiche, nella giornata Giornata internazionale contro l’omofobia e la transfobia (il 17 maggio del 1990 l’Organizzazione mondiale della Sanità deliberò la rimozione dell’omosessualità dalla lista dei disturbi mentali, a distanza di 17 anni dalla cancellazione da parte dell’Organizzazione degli psichiatri statunitensi), durante un acceso dibattito tra il pubblico, la Rete Lenfford (Avvocatura per i diritti Lgbtq) e l’Agedo (Associazione genitori omosessuali).
La storia, messa in scena dal regista Stefano Messina, ruota attorno a tre distinti nuclei familiari capeggiati dal patriarca Jhonn Parker, da poco sposato con la giovane argentina Julya. I suoi tre figli, con le loro vite così diverse, fanno parte di una nuova tipologia di famiglia, una cosiddetta “famiglia moderna”: Dana, single pungente e irriverente, aspirante criminologa, Claudia con il marito Brad, ma soprattutto Khurt insieme al suo compagno Mark. Uno spettacolo decisamente nuovo, che mischia registri comici e drammatici permettendo una riflessione laica e sottile su tematiche importanti della contemporaneità come il matrimonio gay e l’adozione.
“Sono questioni – interviene l’avvocato Benedetta Ciampa, esperta di diritto di famiglia a Firenze e socia della Rete Lenfford – che meritano di essere trattate con maggiore attenzione e rispetto. Il nostro paese rifiuta un confronto con le nuove forme di aggregazione affettiva, ed è un atteggiamento antistorico. Attualmente infatti non c’è alcuna previsione normativa che tuteli le famiglie omogenitoriali. Ci sono escamotage per garantire i rapporti tra membri di una coppia omosessuale come i contratti Trust, ma si tratta comunque di diritto privato in generale e non di previsioni specifiche riferite a queste realtà. Noi avvocati cerchiamo coppie pilota che abbiano il coraggio di fare ricorso in Cassazione laddove vengano loro negati i diritti che chiedono, come per esempio la pubblicazione di avvenute nozze da parte del Comune, in modo da stimolare l’interesse del legislatore. Il paradosso è che sono pochissime le coppie che trovano questo coraggio, forse perché, nonostante ci siano avvocati disposti a seguirle gratuitamente, in Italia il coming out è ancora un percorso personale mlto complesso”.