Diverse sono state le prove di “sciacallaggio digitale”, come definirei questa pratica di utilizzo di Twitter per personali interessi di business. Tra gli episodi più raccapriccianti nella foto sopra riportata e ripresa da svariati post su Facebook si può leggere il tweet di tre aziende (Prenotable, Brux Sport e Groupalia) che hanno ripreso il tema del terremoto per poter proporre i loro prodotti o servizi. E il tutto sin dalle prime ore dell’emergenza, in un momento di profondo sconcerto e dolore per ciò che stava accadendo. Ovviamente sono piovute migliaia di critiche e le aziende sotto accusa – soprattutto Groupalia – sono state prese d’assalto a suon di post e tweet da navigatori inferociti. Così di lì a poco sono scattate le scuse via Twitter.
Nel caso di Groupalia alle scuse tramite social network è seguito anche un comunicato ufficiale, una presa di distanza del country manager di Groupalia per l’Italia Andrea Gualtieri. Così ha dichiarato Gualtieri: “Sono davvero costernato per quanto accaduto e chiedo scusa alla popolazione colpita dal sisma per averla offesa. Si è trattato di un gesto irresponsabile dettato principalmente da superficialità e inesperienza. Mi scuso ancora e, per esprimere vicinanza e solidarietà alle popolazioni colpite dal terremoto, l’azienda ha deciso di effettuare una donazione alla Croce Rossa Italiana, da destinare alle persone coinvolte nel sisma. Inoltre, pubblicheremo nei prossimi giorni un deal solidale, per chiunque voglia essere di aiuto e fare una propria donazione”.
In questo blog ci occupiamo di wwworkers e nuove tecnologie, e di come la rete possa supportare il mondo del lavoro. Ecco la rete per noi e per migliaia di wwworkers è un acceleratore di business, un luogo di confronto, una vera agorà digitale. Però la rete può anche mostrarsi nella sua forma più becera, e bene hanno fatto gli utenti a sanzionare il comportamento di tali aziende.
Ma mi chiedo: di fronte ad una azione del genere dettata da superficialità e inesperienza possono davvero bastare le scuse? In altri Paesi nelle aziende ci si dimette giustamente per un titolo di laurea falso: così è avvenuto per l’ad di Yahoo! Scott Thompson soltanto pochi giorni fa (anche se da più parti si spiegano le dimissioni con un possibile problema di salute). Per quello che è avvenuto stamane le dimissioni di chi avrebbe dovuto vigilare su quel “gesto irresponsabile” sarebbero non solo gradite, ma forse anche dovute.