3 edizioni, 450 film iscritti, 5 continenti rappresentati, 50 film in concorso nelle varie sezioni, 100 volontari. Questi i numeri del Village Doc Festival: il primo festival ecosostenibile interamente dedicato al cinema del reale a Milano, cominciato ieri e che andrà avanti con proiezioni, incontri ed eventi fino al 3 giugno.

Un festival particolare che sceglie come propria area la Barona ed elegge come luoghi deputati alle proiezioni non vere e proprie sale cinematografiche ma centri sociali, parrocchie e spazi di varia natura, con la volontà di non chiudere il cinema nei cinema, ma di far sbattere le storie in faccia alla gente, di raggiungere tutti. “Perché la cultura cinematografica che noi proponiamo – dice Alessandro Acito, Direttore Artistico del Village Doc Festival – non ha bisogno di red carpet, di chiudersi nelle sale per gli addetti ma di andare verso il pubblico”.

Una vocazione popolare, questa, che porta da tre anni il Festival, organizzato dall’associazione Libero Laboratorio, a quella che descrivono come una pacifica occupazione di storie dal mondo. Un tema importante, la sostenibilità, un argomento di cui oggi si parla molto, a volte a sproposito, altre solo perché ormai tutto ciò che è green oriented è cool, per usare un espressione in voga. Ma cos’è davvero sostenibile e a cosa si pensa quando si mette in piedi un festival di documentari su questo tema? “Tutto ciò che esiste ponendosi il problema del proprio contesto – ci spiega Alessandro –  è sostenibile, in particolare ci siamo concentrati sul riuscire a raccogliere più storie possibili che provenissero da diversi angoli del mondo perché spesso le parole hanno declinazioni differenti che dipendono da influenze socioculturali contestuali.”

Diverse le sezioni e i premi fra cui il Premio della Giuria Internazionale, assegnato lo scorso anno al film Kites, di Beata Dzianowicz, incentrato sulla vita di un gruppo di ragazze e di ragazzi afgani, sullo sfondo di un paese travolto dalla voglia di cambiamento. Interessante anche l’istituzione del Premio Documentario di Evasione assegnato da una giuria composta da alcuni carcerati dell’istituto penitenziario di Bollate, e che lo scorso anno è andato al film Neozelandese There once was an island, che racconta la storia di una comunità polinesiana che decide di lasciare la terra natia dopo una tragica inondazione, avvenimento che spinge i protagonisti (e gli spettatori) a riflettere sugli effetti devastanti dei cambiamenti climatici nel mondo.

[Guarda il trailer: “There once was an island“]

E’ importante sottolineare che questo Festival è completamente gratuito: gratuita l’iscrizione dei film al concorso e gratuita è la visione. TV Popolare incontra il Village Doc Festival domani mattina, 30 maggio, all’Auditorium Giorgio Gaber, per presentare il proprio progetto al pubblico, fra i quali un gruppo di giovani cineasti e addetti, durante un incontro sul tema della produzione audiovisiva nell’ottica di una prospettiva di sviluppo sostenibile.

La sostenibilità come universo di pratiche e modelli a 360°, The Village Doc Festival non è solo una rassegna cinematografica, sono molti gli incontri e gli eventi collaterali proposti: Laboratori in cui imparare a trasformare la propria automobile da endotermica in elettrica, oppure, in cui imparare a costruire un convettore solare con oggetti di recupero.

Il cinema del reale è un invito a guardare l’attualità, i documentari utilizzano un linguaggio che parla a tutti eppure è così difficile che questo tipo di produzioni trovino spazio nei canali di distribuzione canonici. Perché?Perché l’Italia è un paese in mano a lobby editoriali che occupano ogni interstizio possibile per costruire cronaca embedded”. Anche per questo probabilmente The Village Doc Festival ha avviato una collaborazione con le altre realtà festivaliere per creare una rete di distribuzione alternativa, utilizzando spazi vuoti, abbandonati, in cui proiettare film che altrimenti non troverebbero spazio nel circuito ufficiale.

di Anna Giordano

 

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