Colpito mentre cominciava a rimettersi in piedi il sistema produttivo emiliano dovrà purtroppo rivedere drammaticamente in peggio un conto dei danni che aveva appena iniziato a delinearsi con un minimo di chiarezza. Alle 8 e 59 di questa mattina la situazione era la seguente: danni fino a due miliardi di euro tra industria, agricoltura e commercio, un capannone su quattro crollato o inagibile e 14mila posti a rischio nelle province di Modena e Ferrara che contano complessivamente 45mila occupati.
Tutte queste cifre sono destinate a peggiorare ma per sapere in quale misura bisognerà attendere le prossime ore. La Confindustria Modena parla però intanto di “una situazione molto peggiorata rispetto al primo terremoto” e di danni per l’industria a spanne almeno triplicati rispetto ai 500 milioni della scorsa settimana.
Il quadro più compromesso sembra essere quella del distretto biomedicale di Mirandola dove 5000 persone lavorano ad una produzione d’eccellenza che vale circa 800 milioni di euro l’anno. Già la scorsa settimana, 9 aziende su 10 erano state costrette a fermarsi e oggi il presidente di Assobiomedica Stefano Raimondi ha affermato: ‘‘I danni subiti dalle aziende biomedicali che si trovano nella zona interessata dal sisma sono considerevoli. Siamo preoccupati per i rifornimenti di prodotti ai pazienti per alcune patologie, in particolare la dialisi”.
Gravi difficoltà anche per la meccanica dove secondo l’assessorato al lavoro della Regione sono a rischio non meno di 5000 posti. Le linee di montaggio dei big come Ferrari, o Lamborghini si sono fermate, almeno ad ora, solo per motivi precauzionali. Il cosiddetto sistema “just in time” prevede poche scorte in magazzino contando su forniture continue e puntuali. Basta che si inceppi un ingranaggio e un fornitore manchi una consegna e tutto il meccanismo si blocca. Rischia invece di veder vanificati i suoi sforzi il distretto della ceramica concentrato nell’area di Sassuolo. Qui gran parte delle produzioni erano state rimesse in moto a tempo di record scongiurando la perdita di 1500 posti di lavoro temuta inizialmente. Ora bisognerà probabilmente ricominciare tutto da capo.
Quanto all’agricoltura sono ancora negli occhi di molti le immagini delle 300 mila forme di parmigiano reggiano andate perse lo scorso 20 maggio a causa del crollo delle strutture che le ospitavano. Le primissime stime sulle conseguenze del sisma odierno parlano di altre 500 mila forme perse. La stima iniziale di 200 milioni di danni è cresciuta, dice Coldiretti, fino a mezzo miliardo di euro. Così come andrà alzato e di molto il conteggio delle perdite per l’intero settore agricolo sinora quantificate in un altro mezzo miliardo di euro.
Andranno purtroppo rifatti anche i calcoli dei danni subiti dalle imprese del commercio, del turismo e dei servizi che fino a ieri ammontavano a 300 milioni di euro con il 90% delle attività bloccate nelle zone più vicine all’epicentro. L’impatto economico del nuovo disastro potrà ovviamente essere attenuato dalle contromisure che governo, enti locali e banche metteranno in campo. Prima del sisma di questa mattina il governo aveva stanziato una prima tranche di aiuti da 50 milioni di euro e il rinvio di alcuni adempimenti fiscali. Il sistema bancario aveva invece annunciato la sospensione di rate di mutui ipotecari per 800 milioni di euro e l’apertura di linee di credito a tassi agevolati per imprese e popolazione delle aree colpite. Misure che sono state giudicate però ampiamente insufficienti da sindacati e organizzazioni imprenditoriali locali e che da questa mattina lo sono ancora di più.