Nonostante il parere del presidente Napolitano, continuo a pensare che la campagna lanciata su twitter con il tag #no2giugno sia giustissima. Dopodiché penso anche che la parata militare andrebbe abolita per sempre, e non solo nelle circostanze di questi terribili giorni. Perché mi sembra difficile accettare il suo valore simbolico.

La Festa del 2 giugno ricorda ciò che è accaduto sessantasei anni fa, il 2 giugno del 1946: ricorda il referendum istituzionale, che ha abolito la Monarchia e istituito la Repubblica; ricorda la scelta dei rappresentanti all’Assemblea Costituente, eletti a suffragio universale (per la prima volta votano anche le donne). Il lavoro dell’Assemblea Costituente ha prodotto una Costituzione che è tuttora tra le più belle dell’intero Occidente (e se fosse integralmente rispettata sarebbe una vera meraviglia). Una Costituzione che, tra le altre cose, all’art. 11 dice che «L’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali».

E allora, perché mai l’esibizione della forza militare con una parata davanti alle massime autorità dello Stato sarebbe un riassunto simbolico di quelle vicende e dei valori della Costituzione repubblicana? Sebbene sia chiara l’importante funzione che l’esercito svolge nella cornice istituzionale di una Repubblica, come si può accettare che solo i militari offrano una sintesi simbolica dei valori della Repubblica?

Qualcuno poteva nutrire ancora un’idea di questo genere quando l’esercito era basato sulla coscrizione obbligatoria e si poteva usare la retorica della «nazione in armi»; ma adesso che l’esercito è un corpo professionale, né più né meno di tanti altri che costituiscono l’intera struttura della società italiana, proprio non si capisce quale centralità simbolica gli si possa affidare.

E dunque, perché la parata militare? Perché – consciamente o inconsciamente – l’immaginario di coloro che hanno adottato questa soluzione è abitato dal ricordo delle parate militari fasciste o di quelle, pure numerose, che si tenevano nel Regno d‘Italia pre-fascista. Far sfilare l’esercito era una esplicita dichiarazione di mascolinità combattente, di esaltazione del sacrificio bellico, di educazione a uccidere e ad essere uccisi. Vi sembra che esageri? Allora andatevi a prendere Cuore di De Amicis, e leggete la pagina che si intitola L’esercito, 11 giugno, domenica: lì si vede chiaramente che tipo di valori simbolici si volevano trasmettere alle giovani generazioni con le parate militari: esaltazione della nobiltà della guerra, della bellezza del morire, dell’eticità del dare la morte.

Beh, liberiamoci di questo passato. E aboliamo per sempre la parata militare. E se vogliamo continuare a ricordare una bella data, come quella del 2 giugno del 1946, potremmo farlo organizzando – che so? – una bella sfilata di bambini e bambine che vengano da tutte le parti d’Italia; una sfilata colorata, rumorosa e allegra, che celebri con gioia i valori della Repubblica, e impegni tutti quanti gli adulti a costruire un buon domani per le future generazioni d’Italia.

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