La crisi, quella vera, è arrivata. Dopo i risparmi e i posti di lavoro ci siamo finiti anche i poveri. È l’allarme lanciato dal Viminale. Un migrante su 10 vuole lasciare il paese. Circa centocinquantamila cittadini stranieri, impiegati come braccianti, edili o badanti, stanno per andarsene. Il panico. Erano i poveri che ci piacevano di più, quelli che mangiavano strano e che minacciavano l’integrità della famiglia, come spiegavano i politici divorziati carezzando il capo alla loro prostituta d’ordinanza nascosta sotto il leggio al Family Day.
Il mercato interno fa del suo meglio per supplire e ogni giorno sforna disperati, ma i poveri italiani sono meno interessanti. A sinistra non si può avere pietà di un commercialista di Latina finito sul lastrico, non è chic, non mi nobilita. Ce lo vedete poi un commercialista a cantare reggae o a lamentarsi, chitarra elettrica in mano, della vita in un campo di cotone? Ora dovrei sfruttare una casalinga di Voghera? Giuro vorrei, ma proprio non me la sento. Chiamatemi razzista.
Il sistema paese ha accolto la notizia con angoscia. Confindustria ha perso il serbatoio di manodopera a basso costo ed è sul punto di riconoscere che se le aziende italiane vanno male è per colpa delle aziende italiane. L’attacco all’articolo 18, ne soffre. Con la scomparsa dell’immigrato l’80% dei programmi elettorali della destra italiana si svuotano. Andranno reinventati, riscritti e ristampati. Stiamo per tagliare altri alberi per colpa dei negri proprio mentre questi si rifiutano di venire da noi a raccogliere pomodori per 10 euro a giornata, e la chiamiamo civiltà. Le sedi di Forza Nuova sono listate a lutto, accanto al busto di Goebbels sventolano rumeni impalati a mezz’asta.
Nell’indifferenza dei palazzi romani l’unica a correre ai ripari è stata la Lega. Borghezio è stato paracadutato d’emergenza in Libia. Per compiere l’operazione gli ultimi 14 militanti rimasti si sono tassati, scoprendo questa parola per la prima volta. Se la prospettiva di una vita meno disperata non riesce più a spingere gli africani nelle mani dei grossisti dell’agroalimentare, si spera che almeno la paura di avere a che fare con Borghezio faccia scappare i migranti. Le ultime notizie non sono però buone. Le immagini satellitari mostrano un ciccione che vaga in solitudine urlando: “Un magrebino! Un magrebino! Il mio seggio a Bruxelles per un magrebino!”. Intorno a lui un deserto giallo, sconfortante. Pare la sede della Lega di Varese.
di Nicola Baldoni
il Misfatto, inserto satirico de Il Fatto Quotidiano, 27 maggio 2012