Troppe tasse, ma il pareggio di bilancio potrebbe arrivare già nel 2013. Ignazio Visco, governatore della Banca d’Italia, spiega che per il risanamento dei conti ”si è pagato il prezzo di un innalzamento della pressione fiscale a livelli oramai non compatibili con una crescita sostenuta. L’inasprimento non può che essere temporaneo”. Ma per ridurre le tasse sono necessari sia lotta all’evasione si il taglio delle spese. “Tirarci fuori dallo stretto passaggio che attraversiamo impone costi a tutti. Sono costi sopportabili se ripartiti equamente e con una meta chiara” dice il governatore nelle considerazioni finali all’assemblea annuale avvertendo che “il percorso non sarà breve”. “La sfida ora si sposta: occorre trovare oltre a più ampi recuperi di evasione, tagli di spesa che compensino il necessario ridimensionamento del peso fiscale. Se accuratamente identificati e ispirati a criteri di equità, i tagli non comprometteranno la crescita; potranno concorrere a stimolarla se saranno volti a rimuovere inefficienze dell’azione pubblica, semplificare i processi decisionali, contenere gli oneri amministrativi. I margini disponibili per ridurre il debito anche con la dismissione di attività in mano pubblica vanno utilizzati pienamente”.
Le banche italiane devono cambiare l’attuale modello di crescita della redditività e devono intervenire “sul costo del lavoro”, le “remunerazioni” dei vertici, la rete delle filiali e il numero dei componenti dei cda che nei primi 10 gruppi vede “1136 cariche”. Il Paese ”può chiedere uno sforzo finanziario aggiuntivo ai suoi imprenditori, perché rafforzino il capitale delle loro imprese nel momento in cui viene loro assicurata una semplificazione dell’ambiente normativo in cui operano”. Ne beneficeranno investimenti, produzione e “migliorerà il rapporto con le banche”. Sulle riforma strutturali l’Italia “ha già conseguito importanti risultati” prosegue Visco sottolineando che è stato “aperto un vasto cantiere i cui lavori vanno proseguiti con energia accresciuta e visione ampia, dall’istruzione alla giustizia, alla sanità”. La richiesta di ”un più attento controllo dei rischi” da parte delle banche impone anche “profitti più bassi ma più stabili di quelli del decennio precedente alla crisi. Gli azionisti bancari devono esserne consapevoli”.
“‘Da tempo era chiara in Italia l’urgenza di due azioni di politica economica obbligate e interrelate: mettere il bilancio pubblico su una dinamica sostenibile e credibile; rianimare la capacità di crescita dell’economia attraverso incisive riforme strutturali. Il governo le ha intraprese entrambe”. L’Europa osserva il numero uno di Palazzo Koch ”stenta sulla crescita economica” e i processi decisionali “sono ancora ancora lenti e farraginosi” e per questo “serve un cambio di passo”; se fosse uno stato federale l’area dell’euro non avrebbe allarmi ma “una unione politica ancora non c’è”. Il governo ha agito rapidamente per “mettere il bilancio pubblico su una dinamica sostenibile e credibile” e, secondo le previsioni, il 2013 “sarà vicino al pareggio strutturale e il debito inizierà a scendere”. Per Visco bisogna “utilizzare pienamente i margini disponibili per ridurre il debito con la dismissione di attività in mano pubblica”. Le misure straordinarie della Bce hanno evitato effetti peggiori di quelli già pesanti visti dalla seconda metà del 2011 con la “stabilità finanziaria” a rischio. Le decisioni “hanno risposto pienamente al mandato” Bce visto che “la stabilità dei prezzi” era a rischio. L’uscita” da tali misure “è oggi del tutto prematura” ma ora ci sono “responsabilità politiche, nazionali e comunitarie. La Bce non può farsene carico”.
La crisi che stiamo attraversando è di una “gravità eccezionale” e la via d’uscita “non sarà breve”. Visco non nasconde la complessità del quadro economico e invita il mondo politico ad assicurare un “rinnovamento profondo” che ridia speranze alle giovani generazioni. “L’azione di politica economica può anche svolgersi in sequenza, un dossier alla volta, ma è bene che siano comunicati e ribaditi con nettezza il disegno complessivo e la posta in gioco. Il percorso non sarà breve”. La società italiana non può non confrontarsi, insiste Visco, con un mondo cambiato che “non concede rendite di posizione”. Da qui l’invito pressante alle istituzioni: “La politica deve assicurare la prospettiva di un rinnovamento profondo che coltivi la speranza, vada incontro alle aspirazioni delle generazioni più giovani”.
Il governatore non dimentica il terremoto in Emilia. Banca d’Italia ”non farà mancare il suo contributo” alle zone colpite: “Sono giorni in cui ciascuno – Stato, istituzioni o individuo – deve applicarsi a svolgere il proprio compito al meglio delle sue possibilità, perché solo dal generale assolvimento dei doveri di tutti può scaturire la soluzione della crisi in cui viviamo. Con questo stesso spirito dovranno essere affrontate le conseguenze del grave, luttuoso sisma che ha colpito in questi giorni l’Emilia”.
Stesso tenore per l’intervento di Mario Draghi, governatore della Bce a Bruxelles. La prima sfida da affrontare in Europa è quella di riuscire a “limitare i rischi di contagio” in un momento in cui sui mercati è tornata “incertezza e volatilità”, seppure “a livelli inferiori rispetto al novembre 2011” dice Draghi presentando il primo rapporto annuale del Comitato europeo per il rischio sistemico (Esrb) al Parlamento europeo a Bruxelles. I leader europei devono fare al più presto chiarezza sulla visione di quello che sarà il futuro dell’euro: solo così sarà possibile “ridurre lo spread fra i debiti sovrani, che è come dire ridurre l’avversione al rischio del sistema”. Parlando al Parlamento europeo di Bruxelles, Draghi dice che “diradando la nebbia che impedisce di vedere l’altra sponda del fiume, forse non si riduce la corrente avversa, ma si restituisce fiducia”. Le autorità nazionali di controllo del sistema bancario devono “agire in modo compatto” per gestire la crisi e mettere in campo “un meccanismo credibile per la ricapitalizzazione” degli istituti dell’Eurozona.
Una “ulteriore centralizzazione della vigilanza bancaria” è “assolutamente necessaria” specialmente per gestire le crisi “degli istituti a rischio sistemico” che, come si è visto nel caso della spagnola Bankia, “non sono necessariamente solo quelli transfrontalieri. Quando si parla di Unione bancaria – osserva – si propone un sistema basato sulla messa in comune delle garanzie sui depositi, del sistema di risoluzione e della vigilanza”. In un caso come quello di Bankia, osserva l’ex uno numero di Bankitalia, è la prova che “è più semplice gestire le necessità di ricapitalizzazione delle banche a livello centrale”. Quello che è successo per l’istituto spagnolo, ha osservato ancora il presidente della Bce, conferma che “ogni volta che dobbiamo affrontare un’esigenza drammatica di ricapitalizzazione, i singoli attori, governi, autorità di vigilanza nazionale eccetera, in prima battuta sottovalutano la situazione. E’ un’esperienza generalizzata in tutti i paesi ed è il modo peggiore di affrontare il problema: si finisce per fare la cosa giusta al costo più alto. Tutti devono tenere presente questa lezione: è meglio valutare fin dall’inizio il rischio in maniera più consistente ed eccedere in trasparenza“.