Contrattazioni positive in aperture in tutte le piazze ma poi scendono in rosso con l'eccezione di Atene. Differenziale tra Btp e Bund sale nuovamente sopra quota 465. Il presidente del Consiglio: "Il rischio è dovuto a una debolezza complessiva del sistema più che al singolo Paese e alla mancanza di un percorso visibile di crescita"
Dopo le impennate di ieri lo spread tocca un nuovo picco oggi toccando i 472 punti, il livello più alto dal 16 gennaio scorso. Sul versante delle piazze d’affari le borse europee dopo un avvio di seduta positivo si riaffossano. La partenza è stata con il segno più influenzate dai buoni dati sulle vendite al dettaglio e sulla disoccupazione in Germania e dopo le parole del presidente della Bce, Mario Draghi, che ha promesso di contrastare un’eventuale fuga dei depositi bancari e di lavorare per trovare il modo di far partecipare il fondo salva-stati Esm alla ricapitalizzazione delle banche. nel pomeriggio però scendono in negativo tutte le piazze europee con l’eccezione di Atene. Lo spread aveva aperto a 465 punti, era sceso a 455 per poi risalire a fine giornata a quota 472 punti.
Milano in leggera perdita (-0,2%), mentre Parigi, Zurigo e Copenaghen segnano un rosso di quasi un punto percentuale, poco meglio Madrid, Amsterdam e Bruxelles in calo di mezzo punto. Atene invece guadagna oltre il 2,4 per cento.
Milano guida i rialzi (Ftse Mib +1,05%) assieme a Londra (+0,95%) e Madrid (+0,97%), in attesa dei dati Usa sul Pil e sulla disoccupazione che verranno resi noti nel primo pomeriggio. La Borsa di Milano aveva iniziato bene la giornata. Il Ftse Mib ha avviato le contrattazioni in progresso dello 0,48% a 12.933 punti, allungando poi fino a più 0,72, mentre il Ftse All Share sale dello 0,53% a 13.887 punti. Confortano i mercati anche i sondaggi che danno come probabile un sì al fiscal compact da parte dell’Irlanda, oggi al voto sulle misure decise dall’Unione Europea per assicurare la disciplina fiscale dei Paesi membri. Bene i titoli tecnologici (+1,5% l’indice Dj Stoxx di settore) e quelli energetici (+1,27%).
I listini, nonostante la chiusura negativa delle Borse asiatiche, sono in rialzo anche se hanno perso lo smalto delle prime contrattazioni, limitando i progressi a pochi decimi di punto percentuale. Notizie positive dalla Germania dove le vendite al dettaglio sono salite in aprile grazie a un tasso di disoccupazione che è ai minimi da vent’anni e all’aumento dei salari. Oggi sono attesi i dati sul pil annualizzato negli Usa e sulle richieste di sussidi di disoccupazione, attese stabili a 370 mila unità.
Turbolenze per le Borse asiatiche. Le turbolenze europee però, come detto, continuano a pesare sulle Borse asiatiche in quello che si avvia ad essere per i listini dell’area il mese peggiore dall’ottobre del 2008, quando collassò Lehman Brothers. Tokyo ha ceduto l’1,05%, Hong Kong perde lo 0,81% e Shanghai lo 0,36%. A deprimere i mercati sono i timori sulla stabilità dell’Eurozona legati allo spettro di un’uscita della Grecia dalla moneta unica ma anche ai problemi del sistema bancario del Vecchio Continente: ieri la Bce ha stoppato il piano del governo spagnolo che puntava a ricapitalizzare Bankia per 19 miliardi attraverso titoli di Stato. In questo contesto di incertezza hanno continuato a salire i rendimenti dei titoli di Stato iberici e italiani, anche a seguito della deludente asta dei Btp. Non aiuta i mercati il dato sulla produzione industriale in Giappone, salita dello 0,2% a marzo rispetto a un consensus dello 0,5%. Il rafforzamento dello yen sulla moneta unica e sul dollaro ha penalizzato i grandi titoli dell’export.
Il differenziale Btp-Bund. Il differenziale tra Btp e Bund tedeschi oggi, dopo la tesissima giornata di ieri, è di nuovo sceso sotto i 460 punti base con il rendimento de 10 anni italiano al 5,83%. L’apertura era stata a quota 462 dopo la chiusura di ieri a 464. Lo spread tra i titoli decennali spagnoli e tedeschi è a 525 punti e il tasso dei Bonos al 6,52%.
Anche il presidente del Consiglio Mario Monti ha dato una sua interpretazione, durante un incontro a Bruxelles: lo spread tornato sopra i 400 punti base, secondo Monti, indica che l’Italia nonostante “riforme strutturali che costano politicamente e socialmente” è ancora “minacciata da enormi possibilità di contagio”, che “è dovuto a una debolezza complessiva del sistema più che al singolo Paese” e alla “mancanza di un percorso visibile di crescita”.