Finora l'ammanco contestato era di circa 20 milioni, ma le motivazioni del tribunale che mantengono agli arresti domiciliari Giovanna Petricone, moglie dell'ex tesoriere, citano una cifra molto maggiore. E sottolineano il mancato controllo di Rutelli e Bianco. La replica del partito: "Non vorremmo si trattasse di un refuso". E sull'ammontare del buco si apre un giallo
Dai fondi della Margherita mancano all’appello “altri 50 milioni di euro di cui non si conosce la destinazione finale”. Lo afferma il tribunale del Riesame di Roma nel provvedimento con cui conferma gli arresti domiciliari per Giovanna Petricone, moglie dell’ex tesoriere Luigi Luisi, il senatore al centro dello scandalo, accusato di appropriazione indebita. Ma sulla cifra si apre un giallo di smentite e precisazioni.
“La somma oggetto di depredazione”, si legge nella motivazione, “non era di soli 12 milioni di euro, ma di circa 23, anche se mancano all’appello altri 50 milioni di euro di cui non si conosce la destinazione finale, posto che in quattro anni il patrimonio del partito è sceso da 88 milioni di euro a soli 15 milioni”.
I giudici citano anche i vertici politici del partito sciolto per confluire nel Pd, ma rimasto comunque in vita e foraggiato dai rimborsi elettorali. “Luigi Lusi si è trovato a poter maneggiare indisturbato un’ingentissima quantità di denaro”, si legge nelle motivazioni, “posto che Rutelli, Bocci e Bianco (cioè coloro che, per un verso o per l’altro, avrebbero avuto titolo ed esercitare un qualche controllo su di lui) avevano riposto in lui massima fiducia, così come l’avevano (incautamente) riposta anche nei due commercialisti amici del Lusi, già componenti del Collegio dei Revisori dei Conti del nuovo partito ‘Alleanza per l’Italia’ fondato il 22 ottobre 2009″. Così “ogni decisione sul da farsi (e dunque sul quando terminare l’azione di dissanguamento) è stata rimessa all’esame del diverso atteggiarsi della congiuntura politica”, scrivono un po’ cripticamente i magistrati.
Altrettanto inusuale il comunicato diffuso dalla Margherita: “Non vorremmo si trattasse di un refuso“, afferma a proposito degli ulteriori 50 milioni mancanti dalle casse di partito. “Sarà diffuso un comunicato delle società che hanno predisposto i bilanci”. Sul tema intervengono anche i legali dei coniugi Lusi, Luca Petrucci e Giovanna Petricone: “Nella motivazione dell’ordinanza del Riesame il riferimento all’importo di circa 50 milioni di euro non riguarda in alcun modo le condotte contestate al senatore Lusi, ma l’importo complessivo che allo stato dovrebbe essere oggetto di ulteriori accertamenti”. I legali annunciano ricorso in Cassazione sulla scarcerazione della loro assistita.
Il presunto nuovo “buco” individuato dai giudici “non tiene conto del fatto che la Procura ha avviato un’indagine capillare su tutti i fornitori del partito per accertare eventuali ulteriori distrazioni dei fondi”, dice invece l’avvocato della Margherita Titta Madia. “Allo stato nulla sembra essere emerso perché quell’importo citato dal Tribunale è rendicontato per le spese dell’attività politica svolta nei 5 anni esaminati, salvo le indebite sottrazioni dell’ex tesoriere”.
A tarda sera si aggiunge una nuova precisazione dell’ex partito: “I professionisti incaricati dalla Margherita per la due diligence contabile e per la predisposizione del bilancio consuntivo 2011, degli studi professionali Kstudio associato, Ls Lexjus Sinacta e studio legale Patti osservano che le somme che a oggi risultano dalle attività di verifica direttamente svolte sono diverse da quelle diffuse, sia per quanto riguarda le entrate (stimate in eccesso per 9 milioni di euro) sia, a maggior ragione, per le uscite”. Anche per le società di consulenza, afferma la Margherita, “probabilmente si tratta di refusi. Certamente non si può parlare di 50 milioni di euro: le variazioni del patrimonio della Margherita sono, senza alcun dubbio, da imputare – detratte le sottrazioni indebite già accertate a carico dell’ex tesoriere – alle normali spese dell’associazione per le attività politiche svolte e le spese di gestione del partito”. Nonostante le ripetute richieste, nessun membro dell’Assemblea nazionale ha potuto vedere i bilanci di cui si parla. “L’analisi della gestione economica dell’associazione dalla data della sua costituzione a oggi”, si legge nel comunicato, “verrà illustrata nei prossimi giorni in occasione dell’assemblea che verrà convocata per l’approvazione del Rendiconto Consuntivo 2011”.
Degli 88 milioni di euro inizialmente iscritti nel bilancio della Margherita, ricostruiscono i giudici, 80 erano di rimborso elettorale, mentre i restanti 8 erano rappresentati da contributi degli iscritti ed altre voci. Stando al tribunale del riesame, “non risulta che Luigi Lusi mirasse, inizialmente, al totale svuotamento delle casse del partito, la cui cifra complessiva era ingentissima”. Una volta sperimentata “la ‘tenuta’ del sistema predatorio, potrebbe aver deciso di andare ancora avanti nell’attività delittuosa”.
Ancora, per portare avanti la sua azione di prosciugamento delle casse, Lusi “aveva bisogno di un gruppo permanente di sodali che negli anni gli garantisse una costante disponibilità a violare le leggi tributarie, fiscali, contabili oltre alle norme del codice penale, essendo chiaro che soltanto l’arricchimento di Lusi avrebbe comportato una parallela garanzia per il futuro di tutti i componenti dell’associazione”.
Il Tribunale del riesame ha respinto la richiesta di scarcerazione di Giovanna Petricone per un “concreto pericolo di fuga in Canada“, dove ha vissuto “fino all’età di 38 anni” e dove “risiedono ancora i suoi familiari”. Proprio nel paese nordamericano la moglie di Luigi Lusi “ha deciso di acquistare per quasi due milioni di dollari canadesi la prestigiosa residenza di Toronto, in fase di ultimazione“. Mentre l’Italia, continuano i giudici, “per la Petricone è stata occasione di un arricchimento impensabile in Canada (sia per l’estrema rapidità dei tempi d’accumulo sia per l’ingentissima somma depredata)”.
Nel provvedimento, i giudici del Riesame si dilungano sulle cene e le vacanze di lusso che il senatore avrebbe pagato con i soldi del partito. Elencano scontrini e fatture attestanti spese “a dir poco insensate” come “quelle per cene o pranzi da 2mila euro (si veda la cena al ristorante ‘Mauro’ di 1500 euro consumata il 13 ottobre 2006, nonché al ristorante La Rosetta per 2100 euro il 9 novembre 2006; poi allo stesso ristorante 837 euro, il 14 novembre 2006; di nuovo al medesimo ristorante La Rosetta per 2783 euro, il 17 dicembre 2006; dunque, con cadenza mensile e tavolta quindicinale)”.
Ricco anche l’elenco delle vacanze dorate, come quella trascorsa “per sei giorni, dal 22 al 28 aprile 2011, presso un resort denominato ‘Bahamas Kamalame Cay’, con un conto di 80mila 502,64 euro, per un totale di spese voluttuarie di tal genere pari a 218250,86 euro”. Nell’elenco, i giudici del riesame hanno inserito anche la spesa sostenuta da Lusi nel 2011 per 2660 euro “per una sola notte presso l’Hotel Ritz Carlton di Londra (dal 29 al 30 marzo), e la prenotazione (poi disdetta) per 11600 euro per “sole quattro notti nella nota isola di Santo Stefano in Montenegro dal 30 agosto al 3 settembre”. “Tali lussi – si legge nel provvedimento del riesame – non venivano fruiti da Lusi in totale solitudine, portando egli con sè la consorte e altresì qualche parente”.