Il dramma di Berlusconi con un partito perdente, un segretario senza il quid, una pasionaria scatenata, un esercito di lacché in lite per l’eredità e una Boccassini che incombe.
Il miraggio del Quirinale è l’unica, ma vana, speranza.
Il big bang d’una big gang
Col Pdl al voto massacrato
Silvio è l’attor di un comico teatrino:
nei giorni dispari fa il moderato,
mentre nei giorni pari fa il grillino,
alternativamente dando ascolto
a Pisanu, l’anzian democristiano
ed alla Santanché che, duro il volto,
lo spinge al vecchio ruolo del caimano.
Ad Alfano nei dispari si affida
per arruolare l’uom della Ferrari,
ma vuole Bertolaso come guida
di un liston nazional nei giorni pari.
Le liste civiche demonizzando,
dice Cicchitto: “Stop alle mignotte
e con Caltagiron Pierferdinando
torniamo a fare il team che tutti fotte!“
Ma la Meloni snobba i moderati,
Scajola il Grande Centro vuole fare,
Ronchi lamenta: “Siam disorientati!“
ed Alemanno i vip vuol licenziare.
Ogni giorno deflagran nuove bombe:
contro la Santanché quelle di Alfano,
quelle di An contro le colombe,
quelle del Nord contro il Sud laiano
e contro il Settentrion quelle di Fitto.
Il Cavaliere vuol cambiar, ma come?
Non sa se andare a destra, al centro o dritto,
sa solo che non basta cambiar nome.
Stanco di tessere, coordinatori,
di segretari e inutili congressi,
di traditor che voglion farlo fuori,
di ex forzisti, ex fascisti, ex genuflessi,
sogna sol di affossare il Pdl,
ormai bad company del prode Alfano
e di andare a far nuove marachelle
sulla poltrona di Napolitano.