Cronaca

Quirra, la commissione decide, ma da domani le esercitazioni ripartono

A Roma si vota, in Sardegna si lanciano razzi e missili e si spara con l’artiglieria. Proprio mentre la Commissione uranio impoverito al Senato si pronuncia all’unanimità per la chiusura delle basi militari di Teulada, al sud, di Capo Frasca (Oristano) e per la conversione in centro tecnologico del Poligono di Quirra, nel triangolo a sud-est dell’Isola tra Perdasdefogu e Villaputzu, tra Ogliastra e Sarrabus, tutto è di nuovo pronto per la nuova stagione di esercitazioni militari. Secondo il calendario diramato il 28 marzo dal Comando militare si inizia il primo giugno, e poi si avanti così: da lunedì al venerdì per quasi tre settimane, fino al 20. Nelle aree interessate dei dieci comuni è disposto lo “sgombero di animali e persone” dalle 7 di mattina all’una. Lì dove ci sarà “l’esercitazione a fuoco”, si legge nell’ordinanza, “le aree saranno segnalate da appositi bandieroni rossi”. Continuano insomma le prove di guerra simulata, come dalla fine degli anni ‘50, nonostante le polemiche, nonostante la clamorosa inchiesta della magistratura di Lanusei (Ogliastra), per disastro ambientale con venti indagati (tra generali, professori universitari e periti) con varie ipotesi di reato da omissioni colpose a falso ideologico che ha coinvolto anche il sindaco di Perdasdefogu, Walter Mura (Pd), ora ricandidato.

Quelle esercitazioni militari e civili ma, soprattutto i brillamenti e l’interramento di materiale bellico della seconda guerra mondiale arrivato da tutta Italia e poi concentrato nella nota discarica “Is Pibiris”, secondo il pm, Domenico Fiordalisi, hanno prodotto un inquinamento devastante nei 13mila ettari della base, Ma non solo, avrebbero contaminato le faglie acquifere. Non solo prove ed esperimenti di armi, dunque, ma nel territorio si sarebbe praticato, con la complicità dei vertici militari “lo smaltimento illecito di rifiuti”. Anche a mare, dove al largo delle spiagge di Murtas si sparavano le bombe, poi lasciate lì. Questa è l’ipotesi del magistrato ripetuta durante l’audizione choc ai membri della commissione che si sono poi espressi ieri.

L’audio dell’audizione: http://www.radioradicale.it/scheda/351917

Proprio l’attività della base, la più grande d’Europa, insomma, secondo la Procura di Lanusei, sarebbe la causa dell’alto numero di tumori e leucemie, nonché malformazioni di animali e bambini, nei paesi della zona. E soprattutto a Quirra, piccola frazione del comune di Villaputzu, praticamente di fronte al distaccamento a mare di San Lorenzo dove si conta un’alta percentuale di morti e ammalati di linfomi. Anche di Hodgkin, la stessa contratta dai militari in missione nei Balcani. Con concentrazioni sospette nelle famiglie di pastori. E proprio da un’indagine di due veterinari della Asl è partito Fiordalisi a gennaio 2011, secondo la mappatura fatta ovile per ovile, secondo cui il 65 per cento degli allevatori che lavoravano attorno al poligono erano ammalati di tumore.

Un’indagine contestata dalla controperizie della Difesa e anche da una parte degli abitanti, con i paesi divisi tra favorevoli e contrari alla base, considerata unica realtà economica a cui appigliarsi. Lì ci lavorano i militari e un centinaio di civili: oltre a quelli della multinazionale Vitrociset (che gestisce i radar e la parte tecnologica) anche gli addetti alle pulizie che proprio in questi mesi protestavano perché non pagati. Da Perdas a Villaputzu lungo l’orientale sarda si ricordano un anno fa le manifestazioni affollate guidate da Coldiretti e amministratori locali contro chi “vuole distruggere l’immagine del territorio”. E il riferimento è sempre alla magistratura che aveva imposto lo sgombero, il divieto di vendita dei prodotti ai pastori dalle zone di co-uso insieme al Demanio militare, nonché la chiusura di alcune spiagge e il sequestro dei radar.

E proprio sugli allevatori e le presunte vittime dell’inquinamento si è concentrata l’attenzione di Fiordalisi fino al provvedimento di riesumazione delle salme. Corpi analizzati dal professor Evandro Lodi Rizzini del Cern di Ginevra a metà dicembre. Il torio, rintracciabile nei missili Milan, sarebbe responsabile di alterazioni del dna tali da provocare malattie letali. Nei corpi, si legge nel provvedimento di chiusura indagine “veniva misurata un’anomala quantità di torio (radioattivo) superiore a chi non aveva lavorato in quelle aree”. Un dolore collettivo e una guerra tra relazioni scientifiche in un territorio che, ancora, non ha un registro dei tumori. E si procede a tentoni. Anche con il censimento casa per casa, conoscente per conoscente, che ha visto in prima linea il Comitato gettiamo le basi, e l’attivista Mariella Cao, nonché l’ex sindaco Antonio Pili, medico ed ex primario che anni fa aveva sollevato il caso.

E nel frattempo nascono altri comitati tra il sostegno dei parlamentari sardi del Pd e di alcuni consiglieri regionali, come l’indipendentista Claudia Zuncheddu. Tra silenzi, omissioni e proteste su cui pesa come uno spettro la questione dei risarcimenti. La leva, terribile, del presunto interesse economico su cui i favorevoli alla base condannano la controparte di padri, fratelli e sorelle che hanno perso qualcuno. E le bonifiche e i milioni di euro necessari sembrano un miraggio lontanissimo. È invece imminente, il 20 giugno, l’appuntamento del filone giudiziario: prima udienza preliminare sui rinvii a giudizio per l’inchiesta sul disastro ambientale a Quirra davanti al gup di Lanusei.