Eravamo un po’ soli, un po’ sfiduciati, ma ecco che arriva una parola, un pensiero, un folle proposito, e scopriamo di esserci, e di avere ancora desideri. All’inizio eravamo in pochi a crederci, ma il Primo Festival della Letteratura di Milano – folle già nella nominazione – continua a crescere: evento imprevisto, trascinante, nutrito dalle più disparate adesioni, estraneo alle logiche di mercato e insofferente dell’eterna ripetizione del già visto: pieno di vita e di racconti. Miracolo zavattiniano, quasi un remake della vicenda del ragazzo orfano che sogna un mondo dove “buongiorno vuole davvero dire buongiorno”: lì, dopo aver fraternizzato con i barboni e aver trovato una fidanzata, il protagonista si invola in cielo con una folla di netturbini incontrati in piazza Duomo; qui, dopo aver tessuto le mille anime della città, di solito incapaci di incontrarsi, ciascuna chiusa nella propria bolla, il festival si conclude con una festa con la Bar-boon Band.

Benché partito underground, ora la giunta Pisapia se lo contende. E’ da ridere: dopo una completa indifferenza, gli assessorati si bisticciano se concedere Palazzo Marino o Palazzo Reale per la conferenza stampa. Comunque la conferenza stampa si sarà: a Palazzo Marino, lunedì 4 giugno alle 11, l’invito è aperto a tutti. E il festival durerà dal 6 al 10 giugno. Di certo promette di essere diversissimo da tutte le altre manifestazioni. Tanto per cominciare, gli organizzatori non hanno chiesto nessuna sponsorizzazione: si tratta del lavoro di una rete sempre più grande di persone che si sono aggiunte strada facendo, e che sta dimostrando che Milano non è quel deserto che tutti pensavamo.

Tutte le informazioni le trovate sul sito del Festival e sulla pagina Facebook.

Nello spirito di autogestione che ha dato vita al Festival, per tutta la sua durata lascerò il mio blog ai suoi protagonisti.

A cominciare dal direttore artistico, Milton Fernandez

Tra pochi giorni, a Milano, prenderà il via una manifestazione che non trova pari nel panorama culturale italiano. Per diversi motivi, non facili da spiegare, visto che in verità una spiegazione non c’è, e forse non è nemmeno necessaria, dato che la migliore spiegazione di qualcosa che nasce è la sua nascita stessa.

Ci sono ragioni, direbbe Pascal, che la ragione non conosce. O finge di disconoscere. Soprattutto in tempi in cui il superfluo si traveste da esigenza, e il quotidiano sembra annaspare in ciò che una poetessa latinoamericana definisce quel compito eroico di costruirsi ogni giorno un nuovo paio d’ali.

Si chiama Primo Festival della Letteratura a Milano, comincia il 6 giugno e per cinque giorni riempirà la città di incontri, dibattiti, parole, suoni, voci, corpi che danzano a un ritmo diverso da quello con cui ogni giorno assediamo le strade, o siamo da loro assediati.

Ottanta eventi di altissimo livello; l’insieme dei sussulti, le aspirazioni, le grida di dolore e di piacere, i sussurri, i gemiti, i graffi e le carezze di una città che sembra portare in grembo ogni mondo possibile, e anche il seme di quelli che verranno. 

Lo ha reso fattibile il tenace lavoro di un gruppo di volontari, convinti che la cultura non appartenga a nessuno, che – per usare le parole del poeta Juan Gelman – la poesia deve essere fatta da tutti e non da uno/ che è come dire che la terra è di tutti e non di uno solo/ che il sole non è diuno/ che l’amore è di tutti e di nessuno/come l’aria/ e la morte è di tutti/ e la vita non ha padrone conosciuto.

A questi volontari se ne sono aggiunti altri, lentamente. Faticosamente. Riuscire a fare passare il messaggio si è rivelato il lavoro più sfiancante. Ma alla fine qualcosa si è risvegliato, là in fondo ai dubbi, alle tante certezze conficcate a forza tra quei dubbi, quelle che ripetono instancabili che nulla si può fare se non ci sono i soldi, o la volontà politica, o l’appoggio di qualche gruppo industriale, finanziario, religioso. Quelli che appaiono in calce a ogni programma o locandina come fautori di ogni cosa, sotto la dicitura: Con il contributo di…

Anche nelle nostre carte ci sarà questa voce, soltanto che al posto dei punti di sospensione sarà scritto … delle centinaia di volontari che hanno prestato la propria opera e il proprio talento gratuitamente affinché fosse possibile la realizzazione di questo Festival.

Ecco, questo ha di diverso il Primo Festival della Letteratura a Milano. Che alla collettività non costa nulla, perché nessuno viene pagato (né rimborsato) per quello che fa. Perché hanno (abbiamo) capito che la cultura è di tutti e di nessuno, e che abbiamo l’obbligo, oltre che il diritto, di batterci per lei.

L’amore ai tempi della crisi, come direbbe qualcuno.

Milton Fernández 

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