Negli scorsi mesi abbiamo scritto un libro in cui cerchiamo di fare capire come il problema della radioattività dovuta alla produzione di energia e agli armamenti militari sia legata all’ossessione della nostra società per la crescita economica illimitata.
Si intitola “Scorie radioattive”, Aliberti editore, e l’intenzione non è quella di creare inutili allarmismi, ma di tracciare un breve percorso che ci faccia riflettere, anche e soprattutto attraverso le testimonianze e le esperienze di esperti di fama internazionale (Luigi Sertorio, Massimo Zucchetti, Giulietto Chiesa ed altri), su quanto sta accadendo attorno a noi. Per potere poi agire di conseguenza, liberandoci al più presto di situazioni francamente inaccettabili.
La politica e l’informazione spesso ci distraggono dalle vere situazioni di allarme, generando paure assai meno fondate. Dovremmo essere terrorizzati, ad esempio, all’idea di prendere un aereo o una metropolitana a causa del terrorismo, ma non al pensiero di avere depositi di rifiuti radioattivi in zone a rischio alluvione sismico, o addirittura a cielo aperto nella quasi assenza di controlli.
Allo stesso modo dovremmo stare tranquilli all’idea che il nostro Paese, denuclearizzato sia a livello civile che militare, ospiti armamenti stranieri che, potenzialmente, sono centinaia di volte più distruttivi delle bombe atomiche di Hiroshima e Nagasaki.
In questi giorni di tensione e di lutto, però, viene ancora una volta da chiedersi se il gioco vale la candela. E ieri, grazie a Claudio Messora, abbiamo potuto farlo una volta di più.