Cavaliere a tutto campo all'assemblea dei gruppi parlamentari del Pdl: "Non mi presenterò neanche alle politiche: non farò più l'attaccante, ma l'allenatore". Poi, sempre sul suo futuro, dice di avere "idee pazze per la testa" e annuncia che non si candiderà al Quirinale. Alfano: "Basta gioco allo sfascio o spariremo"
Le chiama così: idee pazze. Prima non le vuole dire. Poi le dice. Un’idea pazza la dice: “Cominciamo a stampare euro noi con la nostra Zecca…”. Silvio Berlusconi parla di tutto: dai problemi del Pdl alla crisi economica, dalle sue “non candidature” alle riforme istituzionali. Il proscenio è quello dell’assemblea dei gruppi parlamentari del Popolo della Libertà, alle prese con diversi tira e molla con esponenti che vogliono uscire, altri che vogliono avvicinarsi alle altre forze di centrodestra, altri ancora che parlano esplicitamente della necessità di un accordo duraturo con l’Udc.
Il Quirinale. Il Cavaliere conferma: non vuole più ripetere l’esperienza di governo. Ma non solo: esclude che si presenterà come candidato al Colle. “Sono a disposizione del partito non come candidato premier o presidente della Repubblica – assicura – nè come centravanti nè come contrattacco, ma come allenatore”. Ciononostante il centrodestra, con un maquillage alla francese del sistema istituzionale in senso semipresidenzialista (“alla francese”), avrebbe la strada spianata secondo l’ex presidente del Consiglio: “Con i sondaggi di cui disponiamo – rivela – in una competizione alla francese verrebbe fuori una maggioranza di centrodestra. Cosi’ come dimostrano le elezioni dal 1948 ad oggi”.
Le riforme istituzionali. Berlusconi ha commentato anche la situazione di crisi del Paese: “Mai vista una situazione di questo tipo – ha affermato – La gente è sfiduciata, è sotto choc per come viene descritto il futuro: in modo oscuro”. Qual è dunque la risposta? “Bisogna avere la consapevolezza che il Paese così è ingovernabile e lo dimostrano i 56 governi che ci hanno preceduto, durati in media 11 mesi”. La riprova? “Il Capo dello Stato non consentì il decreto nel momento in cui dovevamo intervenire subito quando l’Europa ce lo aveva chiesto”. Quindi c’è necessità di accelerare sul fronte delle riforme istituzionali: “Il governo non può revocare un ministro e il premier non ha potere di nomina, è tutto delegato al Presidente della Repubblica o ai presidenti delle due Camere o all’Aula”.
Il Pdl. Poi le idee pazze. Alcune Berlusconi le ha per il partito, ma non le dice, per il momento. “Se si continua così sarà difficile – spiega ai parlamentari – Ho idee pazze per la testa che per ora non voglio dirvi… Noi siamo monolitici, e come dice il nostro segretario Alfano ‘O si sta uniti, in squadra o ciascuno di noi si perderà in proprio”. L’ex presidente del Consiglio dice no ad associazioni o gruppi fuori dal Pdl (iniziative simili si sono moltiplicate negli ultimi giorni, anche se tra mille distinguo). “Dobbiamo essere monolitici – ribadisce invece il Cavaliere – non lasciarci andare a dichiarazioni di dubbio sulla nostra formazione politica in un momento così delicato. O si sta insieme o perdiamo. E’ necessario pensare a come cavare il coniglio dal cilindro. Bisogna che tutti noi ci riflettiamo sopra. Forse bisogna ripartire da più indietro, ma non ho nessun dubbio sulla nostra formazione politica”. “Non credo che la sinistra abbia la vittoria in tasca – dice – e i moderati non devono consegnare a loro il Paese”.
Ora Berlusconi sostiene di avere le idee chiare, dopo che la rivoluzione liberale, mai portata a termine, è stata solo un’illusione. “Ho riascoltato tutti i discorsi dal 1994 a oggi. Ora quel movimento di grande folla è fermo ma con un nuovo sogno noi credo che abbiamo la possibilità di recuperarlo”. Noi abbiamo saputo dare delle speranze, anche se alcune poi si sono rivelate delle illusioni. Abbiamo parlato di rivoluzione liberale: eravamo in buona fede, ma ci siamo illusi anche noi, mentre adesso abbiamo le idee chiare. In futuro attiveremo una rivoluzione liberale per far si’ che il benessere non sia di pochi ma di tutti, ha garantito Berlusconi.
La crisi economica dell’Europa. L’altra idea pazza riguarda invece la crisi economica nell’Unione Europea. “Dobbiamo andare in Europa a dire con forza che la Bce deve iniziare a stampare moneta. Così cambia l’economia. La Bce deve cambiare la propria missione, altrimenti, in caso contrario, dovremmo avere la forza di dire ‘Ciao ciao Europa’ o dire alla Germania o alla Francia di uscire loro dalla crisi se non sono d’accordo”. E se la Bce non è d’accordo? “Vi svelo la pazza idea che ho inmente: cominciamo a stampare l’euro con la nostra zecca”. Infine il rapporto tra l’Italia e il resto dell’Europa: “Noi esigiamo di trattare con l’Europa, forti della nostra solidità. Non si può, infatti, calcolare il debito pubblico da solo, ma occorre aggiungervi anche il calcolo del debito-risparmio dei privati. In questo modo l’Italia, per solidità, è al secondo posto d’Europa. La crisi economica non è risolvibile dal nostro interno. Il governo Monti deve riprendere da dove avevamo lasciato”. L’esempio da seguire dev’essere la Gran Bretagna: “La Gran Bretagna è un Paese solido e non è mai entrato nell’euro e se noi dovessimo uscire dall’euro non mi sembra sia la fine del mondo”.
Alfano: “Basta gioco allo sfascio”. “Mi sono state attribuite da parte di parlamentari troppe frasi mai dette. Questi che giocano allo sfascio la smettano. Non ho mai detto che essere giovani vuol dire essere migliori…”. Il segretario del Pdl, Angelino Alfano, suona la carica e davanti all’assemblea dei gruppi parlamentari striglia così il partito. “Non c’è miglior modo per andare avanti che fare squadra e restare uniti – aggiunge l’ex ministro – Siamo il partito che ha più pagato gli effetti della crisi. Siamo un corpo politico unito e questa riunione deve diventare un format, questa è la strada per fare squadra. O ciascuno di noi si deprimerà e scomparirà in proprio”.
“Non faremo l’elemosina di voti”. Una cosa è certa, aggiunge il segretario del Popolo della Libertà: “Noi non smobilitiamo. Faremo tutto ciò che è necessario fare, non ammainiamo la nostra bandiera. Occorre una maggiore presenza sul territorio e una migliore organizzazione. Faremo tutto ma non andremo a casa, ci andremo solo se ci mandano i nostri elettori”. Certo, la riunione di oggi serve anche a fare il punto sul risultato elettorale del partito, come ha detto lo stesso capogruppo alla Camera Fabrizio Cicchitto. Ma “noi non siamo con il piattino in mano a chiedere alleanze – avverte Alfano – Noi offriamo una proposta politica forte. Non declamiamo alleanze moderate, ma formuliamo un’offerta politica seria e siamo arrivati al punto massimo dell’offerta. Dopo quel punto c’è la nostra scomparsa e noi non ci stiamo, noi siamo orgogliosi della nostra storia”. “Noi non saremo mai proni – insiste Alfano – Non andiamo a elemosinare l’8% dei voti di nessuno.Può piacere o meno, ma il Pdl è, e sarà sempre, il principale attore dell’area moderata e tutti dovranno fare i conti con il Pdl”. Alfano sembra parlare in particolare a Pierferdinando Casini: “Le varianti politiche strutturate sono due: o quella della foto di Vasto e un’altra che vede come principale pilastro il Pdl. Senza di noi nessuna aggregazione moderata vince a meno che non vada con la sinistra. Non vogliamo essere fondatori di un’area moderata, ma co-fondatori. L’amalgama degli ingredienti è difficile ma noi ci impegneremo”.
“Basta tasse”. Ma Alfano parla anche di governo e di crisi. “Meno tasse, meno sprechi e meno debiti. Questa è la nostra linea. Adesso se funziona la spending review lavoreremo perchè l’Imu sia una tantum e in subordine sia tolta per la prima casa”. E infine torna anche sull’esperienza di governo, interrotta a novembre: “Siamo riusciti a governare dando serenità. Una forza tranquilla di governo dal 2008 al 2010. In quei momenti ci hanno detto che avevamo il prosciutto sugli occhi, ci è stato detto che il problema era quello della non credibilità del governo italiano e non delle agenzie di rating. Oggi invece denunciamo l’azione criminale delle agenzie di rating”. “La crisi – ha concluso – ha spalmato i suoi effetti in tutta Europa, non vi è una ragione tutta italiana”.