Le Borse europee aprono incerte e virano in negativo. Record per i credit default swap italiani. Diverse reazioni delle sedi di contrattazione del Vecchio Continente al referendum in Irlanda e all'alta tensione tra Germania da una parte e Italia e Francia dall'altra, che si sono spaccate anche davanti a Obama
Il differenziale fra Btp e Bund è schizzato a 479 punti, il livello più alto dal 16 gennaio quando aveva toccato i 485 punti per scendere poi nei giorni successivi. Oggi il differenziale fra Btp-Bund è sceso sotto i 460 punti. L’indice Ftse Mib, che raggruppa i 40 principali titoli quotati alla Borsa di Milano, ha ceduto il 2,14% a 12.599 punti, scendendo sotto il suo precedente minimo storico del 9 marzo 2009, quando chiuse a quota 12.621. In chiusura Piazza Affari perde l’1,04%. Chiusura in rosso anche per tutte le borse europee con record negativo di Atene in rosso del 4,48%, Francoforte in forte calo al 3,42%, Copenaghen in negativo di quasi 3 punti, mentre Parigi e Amsterdam hanno perso oltre i 2 punti percentuali.
Le Borse europee virano in negativo e risentono della tensione sugli spread, della crisi delle banche spagnole e dei timori per la tenuta dell’economia dell’area euro. Resta anche la paura per la Grecia (oggi alcuni sondaggi danno in vantaggio la sinistra anti-misure della cosiddetta Troika: Ue, Fmi, Bce). Tocca un nuovo record il costo per assicurarsi dal rischio di bancarotta dell’Italia. I credit default swap sul debito italiano sono saliti a 575 punti, secondo i dati di Markit. Nuovo record anche per la Spagna, i cui Cds sono saliti a 609 punti.
Per rimanere sul differenziale Btp-Bund i primi scambi avevano dati stabili dati stabili rispetto a ieri. Lo spread aveva iniziato la giornata a 466 punti. Il differenziale tra Bonos spagnoli e titoli tedeschi resta intorno ai 530 punti.
Quanto alla Borsa Londra arretra dello 0,13. A Milano l’indice Ftse Mib è in ribasso dello 1%. Atene maglia nera cede il 3,5% e Parigi lo 1,93%. Madrid avanza dello 0,3%. Come le altre Borse europee, partenza incerta per Piazza Affari: dopo le prime contrattazioni l’indice Ftse Mib aveva segnato una perdita dello 0,21%, l’Ftse All Share un calo dello 0,13%. Tra i titoli principali, acquisti su Finmeccanica (+2,98%) che cederà il suo 15% in Avio al Fondo strategico, ma era stata soprattutto Generali a brillare: dopo la convocazione del Cda di domani nel quale si andrà alla conta sull’amministratore delegato Giovanni Perissinotto il titolo è rimasto per ora tra i migliori a Piazza Affari.
Il voto in Irlanda e le divisioni europee. Da una parte il sospiro di sollievo per il voto in Irlanda. Dall’altra lo scontro senza troppa diplomazia all’interno dei grandi dell’Unione Europea. Il futuro incerto dell’Europa passa da questi due segnali contraddittori. In Irlanda si attendono per oggi i risultati ufficiali del referendum sul “fiscal compact“, il trattato sulla stabilità voluto dalla cancelliera Angela Merkel. E’ l’unica consultazione popolare avvenuta in Europa sulla misura che, per via di questo patto di bilancio, restringerà ancora di più le cinghie del rigore. Al momento il risultato che traspare dagli exit poll è di un’affluenza bassissima, ma anche di una vittoria larga del sì al patto europeo. Si trattava, come noto di un referendum che sotto il profilo pratico avrebbe cambiato poco (basta il sì di 12 Paesi per ratificare l’accordo), ma ha assunto un significato politico.
D’altro lato, invece, c’è l’alta tensione tra Italia e Francia da una parte e la Germania dall’altra. Una spaccatura che, come ha raccontato oggi Repubblica, si è consumata anche davanti al presidente degli Stati Uniti Barack Obama durante una teleconferenza, l’altroieri. Per tre volte Obama, Mario Monti e François Hollande hanno chiesto alla cancelliera di essere della partita, di aiutare la Spagna e la febbre ormai altissima. Ma la Merkel ha ripetuto i suoi no. Le divisioni non sono rimaste nascoste quindi e resteranno integre anche in vista del vertice europeo del 28 giugno che sarà preceduto da un incontro propedeutico che vedrà a Roma, oltre a Monti, Hollande e Merkel, anche “l’imputato”, la Spagna, rappresentata dal primo ministro Mariano Rajoy.
A nulla quindi sono serviti, racconta Repubblica, i tentativi ripetuti di Stati Uniti, Italia e Francia per convincere la Germania. Obama è impaurito da un possibile contagio in America da parte della depressione europea. Ma i tedeschi hanno ripetuto una volta di più la loro contrarierà a intervenire sul Fondo europeo di stabilità finanziaria (il cosiddetto fondo salva-Stati): “Perché prendersi pezzi di banche già belle che fallite?” è il ragionamento della Merkel, come ricostruito da Repubblica. La faccenda non si è chiusa. Come spiega una nota della Casa Bianca Usa, Francia, Germania e Italia continueranno a “a consultarsi da vicino” in vista del G20 di Los Cabos, in Messico, fra due settimane. Monti ha ripetuto giusto ieri che la Germania “deve riflettere profondamente e rapidamente” su come bloccare il contagio della crisi. Ne risulta che per l’Europa sarà l’ennesima corsa contro il tempo.