Una eventualità che significherebbe il fallimento politico dell'Ue, ma comporterebbe una svalutazione nell’ordine del 60 per cento. E questo produrrebbe un’inflazione del 30-40 per cento e una pesante perdita del potere di acquisto soprattutto a danno delle fasce più deboli della popolazione
Evocato in continuazione alla fine, il fantasma della dracma, una piccola e fugace apparizione ha deciso di farla veramente. Ha scelto di palesarsi nella City di Londra dove è comparsa sui terminali Bloomberg di alcuni trader che giocando ad inserire codici hanno azzeccato quello giusto. Digitando la sigla “XGD CURNCY” lo schermo forniva la descrizione “dracma greca post euro” con un link che se cliccato faceva comparire la scritta “accesso vincolato dall’emettitore” a significate che la valuta non è al momento negoziabile. In momenti di nervosismo come quelli attuali, la scoperta ha dato ovviamente il via a infinite interpretazioni paure e sospetti. Sono circolate persino voci che davano per probabile un addio della Grecia all’euro nel corso del week end e una riapertura di banche e mercati lunedì prossimo con la dracma come cosa fatta.
Quasi certamente le cose non stanno così, come ha poi fatto sapere l’help desk di Bloomberg, si sarebbe trattato semplicemente di un test interno finito per errore nella rete dei terminali collegati. Una versione su cui concordano molti addetti ai lavori. Tra questi Massimo Papetti, gestore di mercati valutari, secondo cui Bloomberg si sta solo preparando ad ogni eventualità come del resto stanno facendo banche, aziende e governi. Sulla stessa linea Angelo Drusiani, responsabile investimenti banca Albertini syz, che fa però notare come questo sia sintomatico del clima che si vive in questi giorni. “In altri momenti, spiega, una cosa del genere non l’avremmo mai vista”. Drusiani è anche convinto che alla fine la Grecia resterà nell’euro poiché, nonostante tutto, la popolazione non è favorevole ad un addio alla moneta unica. A meno che non si verifichi davvero l’ipotesi improbabile ma non impossibile che vedrebbe Atene diventare una sorta di protettorato russo.
Un’eventualità che significherebbe il fallimento politico dell’Unione Europea ma che consentirebbe ai greci di salutare la moneta unica senza troppa paura. Perché, è il caso di ricordarlo, questo fantasma che oggi è apparso per gioco se dovesse fare sul serio potrebbe assumere delle sembianze davvero spaventose. Secondo le stime più recenti un ritorno alla dracma comporterebbe una svalutazione nell’ordine del 60%. Un euro verrebbe scambiato con 600 dracme, quasi il doppi rispetto alle 340 con cui fu fissato il cambio al momento dell’ingresso nella moneta unica. Questo produrrebbe un’inflazione del 30/40% e una pesante perdita del potere di acquisto soprattutto a danno delle fasce più deboli della popolazione. Senza contare i danni per il sistema bancario causato dal crollare del valore dei titoli di stato in pancia agli istituti di credito. Quanto al recupero di competitività favorito dalla moneta svalutata che rende convenienti i prodotti sui mercati esteri sembra essere più un miraggio che una prospettiva reale visto che, a differenza dell’Argentina, la Grecia produce poco ed esporta ancora meno.