Cultura

A Roma la mostra “A piedi scalzi”: l’opera d’arte nata da una scatola di scarpe

Circa cinquanta artisti internazionali partecipano all'esposizione al centro sociale Brancaleone: sono tutti partiti da confezioni uguali tra loro. "Il tema? E' la libertà - spiegano gli organizzatori - Dai vincoli di mercato e dal linguaggio"

di Eugenia Romanelli

A piedi scalzi” è una mostra d’arte contemporanea lampo (una settimana) che inaugura il 1° giugno al centro sociale Brancaleone di Roma con un concept davvero originale: consegnate a circa cinquanta artisti di livello internazionale delle scatole di scarpe identiche fra di loro, ognuno ne ha tratto un’opera d’arte. L’obiettivo è quello di mostrare come l’uguaglianza delle condizioni di partenza non mortifica ma esalta i valori individuali.

Ed ecco che nomi come Nanni Balestrini, Marco Colazzo, Ileana Florescu, Paola Gandolfi, H. H. Lim, Pierluigi Isola, Mojimir Jezek, Franco Mulas, Pizzi Cannella, Prsendic Nikola, Pupillo, Cloti Ricciardi, Fiorella Rizzo, Pino Salvatori, Barbara Salvucci, Heidrun Sandbichler, Maurizio Savini, Silvia Stucky e tanti altri, hanno firmato opere uniche straordinarie, accettando di dialogare con pubblico e colleghi su omologazione e differenza.

Durante la vernice, anche un evento collaterale a tema, con l’anteprima del libro di Roberto Gramiccia “Slot Art Machine. Il grande business dell’arte contemporanea” (interverranno Paolo Aita, Paolo Ferrero, Alberto Olivetta e Simona Marchini, che leggerà alcuni brani). Il tutto avviene nell’ambito della programmazione di “Indy. Fiera dei gusti non omologati” (1, 2 e 3 giugno), una manifestazione, promossa dalla rivista AlfaBeta2, da DeriveApprodi e da Radio Popolare, che prevede iniziative volte a valorizzare la cultura indipendente nelle sue espressioni editoriali, artistiche, musicali, cinematografiche ed enogastronomiche, proponendo prodotti e pratiche capaci di dimostrare l’attualità di un approccio alternativo rispetto al dominio della grande distribuzione monopolistica.

“Il tema di questa mostra – spiegano i curatori, Valentina e Roberto Gramiccia – è la libertà. Dai vincoli di mercato e di linguaggio, soprattutto. E siccome per noi la libertà poggia sull’uguaglianza, abbiamo voluto mettere simbolicamente tutti sullo stesso piano, azzerando le differenze: giovani e meno giovani, artisti storicizzati e non, pittori e scultori, installatori e inventori visivi non classificabili. Riteniamo infatti che l’uguaglianza sia una cosa per la quale valga la pena di battersi perché se manca, semplicemente, la libertà non ci può essere. Con questa mostra vorremmo indicare una possibile strada-contro e dimostrare come la cultura indipendente è capace di vivere nonostante e al di fuori della distribuzione di massa, che non ha niente a che vedere con la qualità”.

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