Per ciascun nome l’ex banchiere avrebbe legato un elenco di nominativi, quasi come cordate, con nomi di politici e uomini d’affari: con l'ex faccendiere, coinvolto insieme al deputato Pdl nell'inchiesta napoletana sulla P4, ha indicato, tra gli altri, il nome dell'ex sottosegretario alla presidenza del Consiglio Gianni Letta
La lista. Massimo Ponzellini, ex presidente di Bpm arrestato nell’ambito dell’inchiesta sui finanziamenti a società che non aveva i requisiti, aveva compilato una sorta di schema “contenente come capofila alcuni nomi di soggetti noti alle cronache giudiziarie recenti per essere stati sottoposti ad indagine”. Lo schema, che è stato trovato tra le carte che il banchiere custodiva nell’ufficio all’istituto di credito, desta curiosità tra gli inquirenti. Nel foglio, a si trovano alcuni nomi eccellenti come quelli di Alfonso Papa, il deputato del Pdl arrestato nell’ambito dell’inchiesta napoletana sulla P4 e accusato di rivelazione di segreto d’ufficio, e Luigi Bisignani, il faccendiere coinvolto nella medesima inchiesta che ha patteggiato la pena nel novembre dell’anno scorso. Considerato uno degli uomini più potenti d’Italia per la rete di amicizie e favori e perché pare molto ascoltato dall’ex sottosegretario alla presidenza del Consiglio Gianni Letta. Per ciascun nome, per di più, l’ex banchiere avrebbe legato un elenco di nominativi, quasi come cordate, con nomi di politici e uomini d’affari: con Bisignani, ad esempio, ha indicato, tra gli altri, il nome proprio il nome di Letta. Per lo più si tratta di soggetti, almeno i capofila, indagati a Napoli. Il perché un presidente di un istituto di credito abbia sentito la necessità di farsi uno schema di questo tipo, gli inquirenti non se lo spiegano. La cosa, però, è curiosa e, per gli investigatori, forse non priva di significato anche se, al momento, non è stata oggetto di approfondimenti. L’appunto è contenuto in una annotazione degli uomini del nucleo di polizia tributaria della Guardia di Finanza di Milano del primo febbraio scorso, allegata agli atti dell’inchiesta. Dello schema tracciato dall’ex banchiere parla anche il gip milanese Cristina Di Censo nell’ordinanza di custodia cautelare a carico di Ponzellini, Cannalire e di Francesco Corallo, titolare della Atlantis, tuttora latitante.
Intanto la Procura di Milano ha dato parere negativo alla richiesta di revoca degli arresti domiciliari, presentata al Gip Cristina Di Censo, non solo dell’ex presidente ma anche del suo ex braccio destro Antonio Cannalire. Tra le accuse dei pm Roberto Pellicano e Mauro Clerici tangenti versate o promesse per 5,7 milioni di euro. I due pubblici ministeri hanno bocciato la richiesta dei due indagati sostenendo che dai loro interrogatori di garanzia non è mutato il quadro emerso delle indagini e quindi anche le esigenze cautelari. Cannalire e Ponzellini, hanno entrambi inoltre fatto ricorso al Tribunale del Riesame. Per l’ex presidente di Bpm è già stata fissata l’udienza per venerdì 8 giugno. Cannalire ieri davanti al Gip, oltre a negare le tangenti si è difeso dicendo che la sua attività era quella di tenere i rapporti istituzionali con la clientela e che le pratiche di finanziamenti alle varie società erano regolari ed erano una fonte di guadagno per la banca. I due sono accusati di associazione per delinquere, corruzione, appropriazione indebita per finanziamenti sospetti al momento calcolati attorno ai 300 milioni di euro, sponsorizzati anche da politici e per un presunto giro di tangenti.