Il ministero degli Esteri ha bollato come "non grati" gli ambasciatori dei paesi che hanno allontanato i diplomatici di Damasco per protesta contro il massacro di civili. Il provvedimento ha colpito tra gli altri Italia, Stati Uniti, Gran Bretagna, Svizzera, Francia, Spagna, Belgio, Bulgaria e Canada
Dopo che molti stati, fra cui l’Italia, hanno dichiarato come “persone non grate” ambasciatori e personale diplomatico siriano, oggi arriva la replica di Damasco. Il ministero degli Esteri siriano ha deciso l’espulsione di diversi ambasciatori, compreso il rappresentante italiano. Il provvedimento ha colpito infatti gli ambasciatori della Turchia e i diplomatici di Italia, Stati Uniti, Gran Bretagna, Svizzera, Francia, Spagna, Belgio, Bulgaria e Canada. A dare l’annuncio è stata la televisione di Stato siriana. Quindi quasi tutti i paesi che hanno preso una netta posizione di protesta diplomatica contro la strage di Hula, dovranno interrompere tutte le relazioni intertnazionali con il regime di Assad.
Una settimana fa il bombardamento della città di Hula ha scatenato una reazione diplomatica in tutta Europa. Il 25 maggio scorso l’esercito fedele al presidente siriano Bashar al-Assad ha compiuto una strage di civili nella città siriana di Hula bombardando con artiglieria pesante i manifestanti. Il bilancio è stato di un centinaio di morti, tra questi almeno 32 bambini. Era il 63esimo venerdì di proteste contro il regime. In risposta sono state espulse le rappresentanze diplomatiche siriane dall’Italia, dalla Francia, dall’Inghilterra, dalla Germania, dalla Spagna, dall’Australia (che oggi non ha subito ritorsioni siriane) dagli Stati Uniti, dall’Olanda, dal Belgio, dalla Svizzera, dal Canada e dalla Bulgaria.
Sulla questione siriana il consiglio di sicurezza dell’Onu si trova in stallo, con Cina e sopratutto Russia opposte a qualsiasi opzione di forza o sanzionatoria. L’unico paese ad aver proposto esplicitamente un’azione militare, seppure se e solo se l’Onu darà l’avvallo è la Francia. Mentre a Damasco Bashar Assad parla di una guerra imminente: “Dobbiamo affrontare una vera guerra organizzata dall’esterno da chi vuole distruggere il paese. Non ci piegheremo e dobbiamo combattere il terrorismo affinché il paese possa guarire”. Secondo Assad, le elezioni di qualche settimana fa sono state il segnale evidente del fatto che il popolo siriano continua ad appoggiare il suo regime e si è schierato “contro i terroristi e i loro finanziatori”. I “terroristi”, ha ripetuto Assad, sono i responsabili anche del massacro di Hula e sono “terroristi” che “non sono interessati al dialogo o al processo di riforme politiche, che però andranno avanti”.