Nel Vecchio continente la disoccupazione sfiora l'11 per cento. Secondo l'Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico, rinnovabili ed efficienza energetica sono le parole chiave. "Anche una migliore gestione dei rifiuti può portare a 400mila nuovi posti". Ma a mettere in pratica le politiche concrete, restano i governi nazionali
La soluzione alla disoccupazione galoppante in Europa non è mai stata così verde. Secondo l’Ocse puntare sulle rinnovabili e sull’efficienza energetica vuol dire creare 5 milioni di posti di lavoro in più. Possibile? Secondo l’organismo internazionale con sede a Parigi, dal momento che per produrre energia in modo pulito e consumarla in modo efficiente ci vuole tecnologia e professionalità, bisogna investire in capitali e personale. Il rapporto Ocse “The Jobs Potential of a Shift towards a low-carbon Economy”, presentato ieri a Bruxelles, riprende quanto già detto lo scorso aprile dalla Commissione europea con il pacchetto impiego. Adesso basta iniziare a crederci davvero.
Con il tasso di disoccupazione nell’Eurozona salito all’11% nel mese di aprile (+ 0,1% rispetto a marzo e +1,1% rispetto ad aprile 2011) una simile prospettiva fa a dir poco sperare. Secondo Eurostat in un mese in Europa sono andati in fumo 110mila posti di lavoro, ovvero 1.797 lavoratori a casa in un anno. Questo vuol dire che nell’Eurozona i disoccupati ad aprile erano 17.405 milioni (17.295 a marzo e 15.608 nell’aprile 2011). Va leggermente meglio se prendiamo in considerazione tutti i Paesi Ue (compresa la miracolosa Polonia), con “solo” 24.667 milioni di senza lavoro (un tasso di disoccupazione al 10,3%). Cifre da capogiro soprattutto nei Paesi del Sud: a guidare la la classifica ci pensa la Spagna con il 24,3% di disoccupati (+0,2% rispetto al mese precedente) e il 51,5% di senza lavoro tra i giovani sotto i 25 anni. Ma anche l’insospettabile Francia non se la cava benissimo, con un 10,2% di senza lavoro (+0,1% in un mese).
Ed è proprio in un contesto come questo che le stime contenute dal rapporto dell’Ocse sembrano la luce fuori dal tunnel. Secondo il prestigioso organismo internazionale, infatti, lo sviluppo delle energie rinnovabili e l’applicazione di singole misure per una maggiore efficienza energetica avrebbero il potenziale di creare fino a cinque milioni di nuovi posti di lavoro nella green economy entro il 2020. A crederci primo fra tutti è Laszlo Andor, Commissario Ue all’Occupazione, che ieri ha presentato il rapporto insieme al Segretario generale Ocse, Yves Leterme. “Abbiamo stimato che il potenziale occupazionale legato allo sviluppo delle energie rinnovabili è di tre milioni di nuovi posti di lavoro entro il 2020 e quello legato all’attuazione di singole misure di efficienza energetica è di ulteriori due milioni di nuovi posti di lavoro entro il 2020”, ha detto il commissario.
Partiamo dai rifiuti. Secondo Andor, “solo una migliore gestione dei rifiuti potrebbe creare oltre 400mila posti di lavoro entro il 2020”. Difficile non pensare all’Italia, visto che solo il 31 maggio la Commissione europea ha intimato al nostro Paese di “conformarsi entro due mesi” alle norme Ue per un adeguato pretrattamento dei rifiuti collocati nella discarica di Malagrotta (tra le più grandi d’Europa) e in altre nel Lazio. Questione che, dopo il caso Corcolle-Villa Adriana, sta ora creando scompiglio ad Anzio, località designata per i nuovi sversamenti. Insomma, mentre l’Ue stima che riciclaggio e compostaggio oltre che all’ambiente fanno bene anche all’impiego, l’Italia rischia di finire di fronte alla Corte di Giustizia visto che la discarica di Malagrotta “contiene rifiuti che non hanno subito il pretrattamento prescritto”.
Ma torniamo al rapporto Ocse. Tre gli strumenti chiave suggeriti per innescare il circolo virtuoso in tutto il continente: supportare il ricollocamento dei lavoratori dalle imprese in crisi a quelle verdi in crescita; incentivare l’eco-innovazione e la diffusione delle tecnologie verdi rafforzando la formazione e impedendo che le normative siano un ostacolo; riformare il sistema fiscale e dei benefici per i lavoratori affinché il costo delle politiche ambientali non diventi una barriera alle assunzioni. E poi le previsioni della Commissione europea non si fermano qui. Secondo Bruxelles, infatti, una riduzione del 17% del fabbisogno di materie prime a livello Ue potrebbe creare tra 1,4 e 2,8 milioni di posti di lavoro entro il 2025, così come il riciclo di “materie chiave” potrebbe aggiungerne altri 560mila.
“Il rapporto Ocse conferma che la crescita verde sarà uno dei motori principali del cambiamento strutturale nella nostra economia”, ha concluso il commissario Andor. “Il greening dell’economia europea sta già creando dei posti di lavoro in alcuni settori chiave come le energie rinnovabili e la costrizione di impianti di efficienza energetica. E continuerà a farlo nei prossimi decenni”, ha aggiunto Leterme. Adesso la parola passa ai governi nazionali.