Altre due donne sono decedute oggi: una 45enne di Cento gravemente ferita dalla caduta di cornicioni e una 54enne di Cavezzo rimasta sepolta sotto le macerie di casa sua. Secondo una denuncia della Cgil, alcune aziende delle zone terremotate "hanno chiesto di firmare un documento che libera la proprietà da qualsiasi responsabilità civile e penale ai dipendenti che vogliono rientrare in fabbrica. Un dramma nel dramma".
Una liberatoria per far tornare a lavorare i dipendenti sotto la loro responsabilità. Dopo gli eventi sismici che il 20 e il 29 maggio hanno messo in ginocchio il cuore del tessuto economico e industriale dell’Emilia Romagna, dalle città più colpite si chiede a gran voce di poter ricominciare a lavorare, a produrre. Ma, per diverse aziende, sono i lavoratori a doversi assumere ogni responsabilità relativa alla propria incolumità. Ad alcuni operai, denuncia la Cgil Emilia Romagna, che in questi giorni ha ricevuto svariate segnalazioni provenienti dal modenese e dal reggiano, “è stato chiesto di firmare un documento che recita: ciascun dipendente che ritiene opportuno continuare a svolgere la propria attività libera la proprietà da qualsiasi responsabilità civile o penale”. In allegato, l’elenco con i nomi di coloro che hanno già firmato la liberatoria.
“E’ una vergogna – attacca Antonio Mattioli, della segreteria della Cgil, “un dramma nel dramma. Alcune imprese hanno scelto questo escamotage per aggirare l’ordinanza del dipartimento della protezione civile, facendo firmare ai lavoratori documenti individuali sulla responsabilità relativa alla propria sicurezza, nel caso di danni provocati dal terremoto, invece di assumersene l’onere come dovrebbero”.