Nelle sale dallo scorso mercoledì, al termine di un maggio che ha segnato un ulteriore ribasso degli incassi al
box office (siamo scesi al 16% rispetto al 37% dello stesso periodo dello scorso anno),
Attack the Block – Invasione aliena si è fortunosamente fermato al nono posto della classifica del
botteghino con circa 131 mila euro totali. Niente di trascendentale per carità, ma poteva andare decisamente peggio. Anche perché si tratta di un titolo che non può contare su attori famosi, su un marchio già noto né tanto meno su uno di quei piani pubblicitari – sempre che ne esistano ancora – capaci di portare gente in sala.
Distribuito da
Filmauro ad un anno esatto dall’uscita inglese, avvenuta tre mesi prima delle rivolte nelle zone calde di Londra di agosto 2011, il profetico esordio alla regia di
Joe Cornish conserva la sua carica di stringente attualità, usando il tema dell’invasione da un altro pianeta per parlare di
emarginazione e crescita. Allo sguardo sognante di un
Super8 si sostituiscono due occhi spalancati verso una periferia urbana dove le possibilità di riscatto non esistono e gli eroi devono godersi le acclamazioni della folla dentro un cellulare della polizia: nella determinazione del quindicenne nero
Moses, che guida la sua combriccola di giovani scoppiati dividendo le acque di una storia già scritta dalla società, risiede l’inequivocabile zampata politica di un lavoro piccolo, ma riuscito.
Continui ammiccamenti allo spettatore, gag riusciti e un senso d’avventura adolescenziale d’altri tempi contribuiscono a dare spessore ad una pellicola coerente e a suo modo radicale sul disagio sociale giovanile. Del resto, sotto l’aspetto di mostri spaziali ricoperti di pelo nero con zanne fluorescenti, gli alieni di Cornish sono l’indifferenza, la mancanza di possibilità e la mostruosità di un quotidiano asfissiante. Decisamente al di sopra della media di altri film inglesi di programmatica simpatia e prevedibile scorrettezza.