In teoria, le primarie sono un metodo di selezione trasparente, libero e democratico. In cui si valutano curriculum e competenze dei candidati. Per questo il Partito democratico le ha fatte per le nomine di Agcom e garante della Privacy. Nella pratica, però, c’è un neo: lo scrutinio è stato secretato. Allo spoglio non sono stati ammessi altri deputati ad eccezione di quattro membri degli uffici di presidenza e chi ha chiesto di assistere è stato allontanato. A urne chiuse gli onorevoli democratici hanno appreso i nomi dei vincitori dalle agenzie di stampa. Gli stessi che sono emersi il giorno dopo dalla votazione in aula, che ha di fatto ‘ratificato’ la lottizzazione selvaggia dei nomi già scelti dai partiti. “Nessuno di noi ha la certezza matematica che le cose siano andate così come ce le hanno raccontate, perché nessuno ha controllato”, ribadiscono oggi alcuni parlamentari. E a fronte dei malumori sorti tra Camera e Senato, il vicepresidente dei deputati Michele Ventura, presidente della commissione scrutinatrice (in alto a sinistra insieme a Bersani e Franceschini), dice al fattoquotidiano.it di essere “disposto a rendere pubbliche le schede” in modo da certificare in modo trasparente il risultato della votazione interna.
Allo spoglio, oltre al presidente di commissione, c’erano i tesorieri e i segretari dei rispettivi uffici di presidenza del Pd dei due rami del Parlamento. Per la Camera erano presenti Ettore Rosato e Sesa Amici, per il Senato invece Vidmer Mercatali e Carlo Pegorer. “Se lei mi dice che i miei colleghi si lamentano, allora possiamo andare a riprendere le schede e riconteggiare le preferenze. E’ tutto depositato”, spiega Ventura che tuttavia attacca gli “onorevoli colleghi” che non hanno sollevato obiezioni durante l’assemblea. “Dov’è l’etica della responsabilità? Sono i soliti che si lamentano sempre dopo, quando vedono montare la polemica. E allora dicono che il metodo è sbagliato”. Di certo fare le primarie “segrete” non è un buon esempio di trasparenza né all’interno del partito né per gli elettori. “Che dire, i risultati sono lì. Visto che erano candidate personalità di alto profilo pensavamo che fare subito una graduatoria non fosse ‘carino'”. Infatti col voto segreto si voleva evitare la figuraccia agli illustri bocciati. Ma, puntualizza Ventura, “si può sempre tornare sulla decisione”.
All’incognita spoglio si aggiunge la chiamata alla trasparenza delle candidature. Un invito di facciata visto che i curriculum di due consiglieri eletti, Soro e Posteraro, sono arrivati la mattina della votazione (martedì). Tutti gli altri solo la sera prima, raccolti in una unica copia depositata presso il tavolo della presidenza. “Cv ignorati”, come rifericono alcuni onorevoli votanti, e Salvatore Vassallo sul suo blog conferma: “Naturalmente nessuno li ha sfiorati”. Ventura riconosce che “il sistema non è stato perfetto”, ma ritiene comunque che il suo partito abbia operato in maniera più trasparente del Pdl. Che, infatti, ha dato indicazioni di voto via sms ai suoi. E cosa dice allora di Arturo Parisi, che si è rifiutato di partecipare alle primarie perché “rivendicare al Pd un proprio rappresentante equivale a riconoscere a Berlusconi di nominarne uno suo”? “La sua è una posizione elitaria, non mi risulta che abbia nemmeno partecipato all’assemblea portando qualche proposta costruttiva”. Ma qualche dubbio sul metodo, c’è. “Per quanto mi riguarda non c’è nessun problema a ricontrollare, specie di questi tempi in cui c’è poca fiducia nella politica”. Quindi riconteggiate? “Se i colleghi mi fanno presente la cosa e vogliono avere i risultati, io non ho niente in contrario”.