“Quanto tempo dovrò stare qui?”: è l’unica domanda che Giovanni Vantaggiato, il 68enne titolare di un deposito di idrocarburi di Copertino (in provincia di Lecce) e, ha fatto la scorsa notte all’arrivo nel carcere di Lecce. Reo confesso dell’attentato del 19 maggio scorso alla scuola Morvillo di Brindisi, a causa del quale è morta la sedicenne Melissa Bassi e sono rimaste ferite altre 5 ragazze, mantiene “un atteggiamento remissivo, passivo”. Un comportamento “normale” che ha tenuto anche nei giorni immediatamente successivi alla strage. Nei ritagli di tempo ha continuato a coltivar il suo hobby principale: la cura dello yacht da 50 piedi ormeggiato nella darsena di Porto Cesareo. A raccontarlo è un artigiano di Copertino, un tappezziere, che fa molti lavori sulle barche della zona e che un anno fa aveva avuto come cliente anche Vantaggiato. Il tappezziere racconta che ieri sera, quando rientrando a casa per la prima volta ha visto le immagini del filmato che ritraggono l’attentatore che mentre preme il telecomando e fa esplodere la bomba dinanzi alla scuola, ha subito pensato che potesse trattarsi di Vantaggiato. “Più che dalla somiglianza, che c’è – ha detto – l’ho riconosciuto dal portamento e da quell’abitudine di portare la mano in tasca”.
Anche il tappezziere lo descrive con un uomo schivo, riservato, ma non scontroso, un solitario che per lo più lavorava sempre nella sua azienda e che il sabato e la domenica si dedicava ai lavori sulla barca. “L’ho visto proprio martedì scorso – ha raccontato – stava facendo i lavori di pulizia della carena che si fanno annualmente prima di rimettere la barca a mare e partire per le vacanze”. “Stava lavorando da solo – ha concluso – ed era tranquillo, nessuno avrebbe potuto immaginare il peso che ha sulla coscienza”.
Il magistrato: “Voleva fare una strage”. Non ha colpito di notte “perché non c’era nessuno”. Voleva uccidere Vantaggiato. Per questo motivo, per “l’indeterminatezza dell’obiettivo”, “rimane l’aggravante della finalità terroristica, peraltro raggiunta” ha detto il procuratore della Dda di Lecce, Cataldo Motta, durante la conferenza stampa alla Procura di Brindisi, alla quale ha partecipato anche il direttore dell’Anticrimine, Francesco Gratteri. Il reato contestato a Vantaggiato, quindi, è “strage in concorso aggravata da finalità di terrorismo”. Nel provvedimento di fermo si contesta il concorso nel reato “per coprire ogni eventualità”, ha precisato Motta.
Il fermato “ha decritto l’ordigno – ha riferito Motta – e come era composto, ed ha competenze elettrotecniche” per costruirlo. Quanto alla somiglianza del fermato con l’uomo ripreso in un video di un chiosco di fronte alla scuola scenario dell’attentato, Motta ha aggiunto che “è evidente che è la stessa persona” e che probabilmente si è trattata di una “imprudenza”.
Mistero sul movente: “Un colpo di testa, che volete fare?”. Vantaggiato “ha ammesso le sue responsabilità – ha spiegato il procuratore Motta – Ha ammesso di aver fabbricato lui la bomba, di averla collocata davanti l’istituto del capoluogo adriatico e di averla fatta esplodere“. Perché lo ha fatto? Su questo non vi è ancora nessuna certezza. “Ho avuto un colpo di testa, che ci volete fare?” ha detto Vantaggiato. “Indicazione generica priva di credibilità”: sono queste le parole usate da Motta per spiegare il perché del prosieguo delle indagini, che punteranno ad appurare non solo il movente del gesto, ma anche l’esistenza di possibili complici che abbiano collaborato al folle progetto del 68enne benzinaio salentino. “Ciò che ha detto non ci convince e non ci soddisfa – ha aggiunto Cataldo Motta – Ci sono indagini in corso: ora abbiamo un punto di partenza ben preciso, andremo avanti. In questo momento sono in corso altre perquisizioni – ha spiegato il procuratore – Poi ci saranno interrogatori”.
La svolta dalle telecamere. A Copertino, del resto, all’interno dei locali nella disponibilità di Giovanni Vantaggiato continua il lavoro degli inquirenti, con la Scientifica e i carabinieri che hanno sequestrato le due auto (una Fiat Punto bianca e una Hyundai blu) riprese dalle telecamere a circuito chiuso e prelevato dal deposito di gasolio due provette contenenti liquido. Perquisizioni saranno fatte a breve anche a bordo di una imbarcazione di proprietà di Giovanni Vantaggiato ormeggiata nel porto di Porto Cesareo. L’imbarcazione, un barca a motore di 50 piedi, viene utilizzata dall’uomo per le vacanze. La perquisizione nel deposito di gas, invece, è stata compiuta alla presenza dell’avvocato difensore di Vantaggiato, Franco Orlando. Stando a quanto emerso sinora, quindi, Melissa Bassi, quindi, non sarebbe stata l’obiettivo di Vantaggiato: l’unica colpa della sedicenne è stata quella di passare al momento sbagliato.
Il procuratore della Direzione distrettuale antimafia, inoltre, ha sottolineato l’eccessiva pressione mediatica durante tutta la fase delle indagini. “Sono stato costretto a mentire spesso, il che mi ha messo molto in difficoltà perché non sono abituato a farlo” ha ammesso Cataldo Motta, che poi, sollecitato dalle domande dei cronisti, ha raccontato come Vantaggiato nell’interrogatorio ha parlato dei suoi problemi economici, facendo riferimento a quel credito per una truffa subita. “Ma non si capisce il legame con un gesto così grave” ha aggiunto il magistrato, secondo cui la svolta nelle indagini è arrivata grazie all’analisi approfondita delle immagini delle telecamere a circuito chiuso presenti nella zona.
Gli occhi elettronici, infatti, hanno ripreso le auto in uso a Vantaggiato, particolare che non è sfuggito agli inquirenti. “Due auto – ha detto Motta – una blu e una rossa, attribuibili entrambe alla persona in questione, ma non sappiamo se entrambe guidate da lui”. Da scoprire, quindi, se ci siano stati dei complici. E se quelle due esplosioni avvenute negli anni scorsi a Torre Santa Susanna contro la stessa persona (un commerciante di carburanti) possano essere riconducibili alla stessa mano, quella di Giovanni Vantaggiato. “Indagheremo anche su questo” ha assicurato Motta.