Intorno al 200 dopo Cristo, Mani creò e diffuse nel regno dei Partiuna religione che prese il suo nome e che era basata su una visione dualista molto netta tra bene e male.
Ancorché quella religione non abbia avuto grande diffusione, il termine “manicheo” è giunto fino ai giorni nostri a indicare “Chi accentua le differenze di opinioni, teorie, posizioni etc., ritenendole inconciliabili e pone in netto contrasto il bene e il male”.
In effetti da manicheismo la nostra società è affetta, con preoccupanti sacche di alta virulenza nella classe politica, la quale ne dà quotidiana manifestazione con l’incapacità di trovare soluzioni mediate; come si spiegherebbe altrimenti che a livello Italiano la politica sia divisa tra coloro che vogliono mandare a casa Monti al più presto e coloro che voglio tenerlo qualsiasi cosa faccia, tra coloro che vedono nell’attuale Governo l’unica via per la salvezza e quelli che pensano che ci stia portando dritti all’inferno. Così come, a livello europeo, per incapacità di mediazione, si confrontano i rigoristi assoluti con chi vuole la cancellazione dei debiti.
Se il mondo fosse un sistema semplice e le decisioni da prendere fossero facilmente reversibili e abbastanza compatibili tra loro il problema non sarebbe grande, ma dato che invece si parla di grandi riforme fatte o non fatte, di cambiamenti dei rapporti sociali, di mantenimento o meno di monete comuni, di integrazioni politiche oppure di disgregazione, del futuro di milioni di cittadini, che una volta definito sarà difficilissimo modificare, qualsiasi esso sia, la sordità al dialogo e l’incapacità di mediare le proprie posizioni con quelle dell’altro sono una colpa grave, anzi gravissima.
Da cittadino stupido medio (italiano e europeo) mi aspetterei, particolarmente in momenti di crisi, che chi mi rappresenta nel processo decisionale fosse capace di arrivare a soluzioni condivise con chi rappresenta gli altri cittadini, che non fosse necessario prevenire qualsiasi discussione parlamentare attraverso voti di fiducia a gogò e che anzi le discussioni parlamentari, condotte in modo saggio e costruttivo, portassero al miglioramento delle decisioni; così come mi aspetterei che quella che teoricamente dovrebbe essere la crema delle elites politiche dei vari paesi (capi di governo e ministri) si riunisse periodicamente nei “summits” non per fare foto ricordo e uscire con dichiarazioni retoriche che nascondono (male) solo il nulla decisionale ma con risoluzioni anche qui condivise e che andassero incontro alle istanze di tutti, un pò a testa.
Lo spettacolo è deplorevole; con la eccezione della riforma delle pensioni (fatta con zero mediazione e pure male) il nostro Governo ha vivacchiato per sei mesi, senza lasciare tracce di mutamenti; le condizioni economiche sono peggiorate e il fatidico spread che era a 492 all’ultimo giorno del governo precedente è ora intorno a 450; tanto rumore per poco. In Europa va anche peggio; stiamo aspettando di sapere se i Greci decideranno di non pagare i loro debiti alle condizioni tedesche così innescando un processo “domino” oppure di sottostare alle regole tedesche; anche qui: barricate, “o bianco o nero”.
Che alla base del non dialogo ci sia l’incapacità endemica dei nostri politici di lavorare e faticare alla ricerca del punto di grigio necessario? Perché certamente la mediazione costa fatica e anche qualche rinuncia al proprio orgoglio nel mantenere le posizioni; arroccarsi e tenere il punto è più facile ma anche molto più infantile e, soprattutto, assai nocivo.
A questa stregua, se in parlamento si deve viaggiare a colpi di fiducia, senza confronto, lo stesso a che serve? Se le posizioni del Governo vengono ratificate così come sono, sia quando fa troppo che quando fa troppo poco (e a questo proposito è interessante il punto di Giavazzi e Alesina) possiamo mandare in (lunghe) ferie i nostri deputati e senatori?
Se nei “vertici” europei anziché concertare soluzioni condivisibili si tiene ogni volta un “pissing context” (noi Italiani diciamo di peggio, ma lo evito) potremmo risparmiare aerei, hotels e fotografie di gruppo? Tanto, con ogni evidenza allo sbando ci stiamo andando ugualmente.
Né, purtroppo, meglio c’è da aspettarsi dai nuovi movimenti che nascono, dato che anche loro sembrano molto assertivi e poco disposti alla mediazione; paiono avere la soluzione precostituita e certa, ricordando così più i Guelfi e i Ghibellini pronti a uccidersi a Montaperti che non degli esseri raziocinanti orientati a trovare soluzioni condivisibili; ma proprio di questi ultimi abbiamo bisogno, riflessivi e dotati di senso civico, perché la logica prosecuzione delle barricate di principio, della difesa dell’interesse di parte senza nulla concedere, è la guerra, quella vera, perché quando tace il cervello di solito parlano le mani.