Come si manipola l’opinione pubblica? Come funzionano le tecniche di lavaggio del cervello di massa? Eccovi un esempio suggerito dalle recenti elezioni presidenziali e da quelle politiche di domenica prossima in Francia. Inseriamo simultaneamente “austerità” e “Hollande” su Google. Verranno fuori alcune centinaia di migliaia di pagine web. Ecco una piccola rassegna con i passi salienti:
“… la Francia che uscirà dalla maratona elettorale non vuole restare prigioniera della spirale austerità/recessione” Massimo Nava, Corriere della Sera 22 aprile
“L’elezione di François Hollande a capo della quinta repubblica va letta non tanto come frutto di un consenso al Partito Socialista, quanto come espressione di una forte reazione popolare alle politiche di tagli di Sarkozy –dal sito Resistenze Internazionali – Giovani contro il capitalismo
“Goodbye austerity!” A Londra, il Daily Mail e il Times analizano il voto francese come “una rivolta contro l’austerità” – Il Mediterraneo.it
“Dopo la vittoria di Hollande in Francia, anche il risultato delle elezioni in Germania certifica il fallimento di una ricetta politica basata sul cieco rigore” Il presidente del gruppo IdV al Senato, Felice Belisario al Corriere della Sera il 13 maggio
“… neo presidente della République che propagandava una riduzione della politica di austerity avviata da Merkozy” TgCom24, 18 maggio
Hollande attende l’esito del voto nella piazza della cattedrale di Tulle, dove per tanti anni ha ricoperto la carica di sindaco e dove è molto apprezzato, poi vola alla Bastiglia con un jet privato, dove ha promesso che presto finirà l’epoca dell’austerità” DirettaNews 7 maggio
“Mentre François Hollande e i suoi sostenitori festeggiano, emerge con forza la questione di allentare l’austerità, come promesso in campagna elettorale” Parlamento Europeo, EuroparlTV 7 maggio
“Cosa dicono in ultima istanza le urne, oltre al rifiuto dell’austerità?” Barbara Spinelli su Repubblica 9 maggio
“Finora la Francia si è conformata alle misure di austerita’ della Germania per affrontare la crisi finanziaria” Milano Finanza 23 Aprile
“Presidenziali francesi: L’altolà all’austerità di Hollande” Investire Oggi News 10 Maggio
Potrei continuare citando migliaia di blog, TV, radio, giornali, commenti, pamphlet e quant’altro tutti ossessivamente dello stesso tenore. Tutti unanimi. Cosa vi evocano queste frasi e questi toni? Come minimo che in Francia sia stata operata una drastica riduzione della spesa pubblica, probabilmente selvaggi tagli al welfare, macelleria sociale, pensionati alla fame, mendicanti per le strade. Non c’è nemmeno bisogno di verificare i fatti. Tutti i media di destra di sinistra, gli indignados, i finanzieri sono concordi nel veicolare l’idea che in Francia sia stata applicata una stretta fiscale drastica da Sarkozy, il Petain del Quarto Reich, sotto il diktat della Merkel.
La realtà non è “leggermente diversa”. E’ proprio su un’altra dimensione.
Prendiamo i dati del World Economic Outlook (una pubblicazione del Fmi che raccoglie i dati nazionali, incluse le previsioni fino al 2017) e riportiamoli in un grafico
Fonte: Banca dati Wold Economic Outlook Aprile 2012
Tra il 2000 ed il 2008, anno in cui la crisi ha colpito duramente l’economia globale la spesa pubblica in Francia si è gonfiata di circa il 40%. In sostanza fino ai primi anni della presidenza Sarkozy correva senza freni. Poi tra il 2008 ed il 2011, la spesa pubblica è cresciuta di un ulteriore 8,5%, nonostante la contrazione del Pil e il calo dei tassi di interesse sul debito (nei paesi a tripla A).
Dove si scorge l’austerità della quale si adontano in tutta Europa? I numeri dicono che in Francia non si è mai vista. E’ esistita solo nei discorsi dei politici che campano della credulità dei gonzi e sui media che aspirano a reggere loro la coda. Più si strilla forte la panzana, più la si ripete con piglio indignato, più ci si atteggia a moralisti da strapazzo, più i gonzi abboccano a frotte. Tanto chi va mai a controllare i dati? Di certo non molti giornalisti e tantomeno la maggioranza dei lettori.
Ma gli irriducibili creduli obietteranno che l’austerità di cui si sproloquia è contenuta nella stangata in programma per i prossimi anni. Leggendo giornali e siti web deve essere assolutamente incontrovertibile che Sarkozy aveva messo in cantiere manovre di lacrime, sangue e gatti a nove code fiscali, ovviamente sempre sotto il tallone della Merkel.
E allora andiamo a verificare. Nel 2012 la spesa pubblica in Francia continuerà ad aumentare di circa un 2,5%, e allo stesso ritmo, decimale piu’ decimale meno si prevede che cresca fino al 2017 quando si voterà di nuovo. Cumulativamente nel 2017 la spesa pubblica secondo le previsioni sarà cresciuta di un ulteriore 12,5%.
Ma perché si agita lo spettro dell’austerità inesistente? Da quando lo Stato è arrivato ad intermediare direttamente metà del Pil e controlla buona parte del resto attraverso imprese e banche pubbliche, le elezioni sono diventate l’ordalia tra gruppi di potere a cui la spesa pubblica è indispensabile per comprare il consenso. Prevale chi credibilmente è in grado di offrire di più alle cordate più spregiudicate, quelle cioè capaci di spostare i voti da una coalizione all’ altra. Dal canto suo chi controlla pacchetti di voti all’ingrosso allineati secondo interessi concreti (sindacati, industriali, lobbies, caste, cricche e cosche) li vende all’ acquirente che garantisce il rendimento più alto.
Le varie caste non si curano, parafrasando Mao, se il gatto è nero o rosso, basta che porti la trippa con qualsiasi mezzo lecito o meno. Per questo il fiume di risorse non deve arrestarsi. Pertanto bisogna diffondere il terrore dell’austerità per poter aprire i rubinetti della spesa una volta eletti. Chi propugnasse o addirittura imponesse sul serio un freno agli sprechi, la linfa del consenso, sarebbe politicamente spacciato. In Francia come in Italia.