L'agenzia spiega che la ricapitalizzazione degli istituti iberici sono stimati in 60 miliardi di euro e il rapporto debito pubblico-Pil raggiungerà nel 2015 il 95 per cento, con una recessione che potrebbe durare fino all'intero 2013. Infine il rischio contagio dalla crisi greca. Juncker: "Se la Spagna chiederà aiuto lo avrà"
Declassamento drastico da parte dell’agenzia di rating Fitch per il debito spagnolo: in un solo colpo la Spagna è passata dal giudizio “A” a “BBB“, con l’aggiunta di outlook negativo (cioè una previsione di peggioramento). La nota dell’agenzia spiega che la decisione è motivata da una serie di fattori, in primis il costo della ristrutturazione e della ricapitalizzazione delle banche spagnole, stimato in 60 miliardi di euro, pari al 6 per cento del Pil di Madrid (ma il costo finale, ammonisce Fitch, potrebbe salire a 100 miliardi). Inoltre la crescita del rapporto debito-Pil che potrebbe toccare nel 2015 il 95 per cento; la recessione in atto che potrebbe durare per tutto il 2012 e 2013, contrariamente alle aspettative precedenti di una modesta ripresa il prossimo anno. Infine c’è il rischio di contagio dalla crisi greca e la ridotta flessibilità finanziaria del governo di Madrid.
Prima del declassamento, dalla Fitch hanno fatto sapere per voce del direttore generale Edward Parker che “se la Grecia uscisse dall’euro i rating di Italia, Spagna, Portogallo, Irlanda e Cipro verrebbero abbassati in modo automatico e tutti i paesi dell’Eurozona verrebbero messi sotto osservazione per un eventuale downgrade”.
Secondo il Fondo monetario internazionale invece per ricapitalizzare le banche spagnole sarebbero necessari circa 40 miliardi di euro oltre alla somma che gli istituti possono raccogliere sul mercato. La cifra complessiva necessaria per ricapitalizzare le banche spagnole sarebbe quindi di 90 miliardi per l’Fmi, di cui solo 50 possono essere raccolti sul mercato.
Standard & Poor’s stima le sofferenze degli istituti di credito iberici tra gli 80 e i 112 miliardi nel periodo 2012-2013. L’agenzia calcola che 60 miliardi di perdite potrebbero venire assorbiti dagli stessi istituti mentre altri 10 verrebbero coperti dal Fondo di garanzia della Spagna cosicchè la quota a carico del governo di Madrid o dell’Ue diventerebbe poco onerosa e riguarderebbe pochi istituti.
Intanto il ministro dell’Economia spagnolo, Luis de Guindos, ha nominato Luis Maria Linde nuovo presidente della Banca di Spagna. “Ha una conoscenza peculiare ed esaustiva dell’istituto e capacità riconosciute nelle questioni bancarie nazionali e internazionali” ha commentato de Guindos.
Dall’Unione arrivano parole di sostegno. Il presidente dell’Eurogruppo, Jean-Claude Juncker afferma: “Se la Spagna chiederà aiuto lo avrà. Per ora non c’è stata una richiesta” da parte di Madrid, ed è troppo presto per “speculare sui tempi e sulle cifre” dell’eventuale aiuto.
La Spagna oggi ha comunque avuto una giornata positiva sul piano finanziario. Ha collocato 2,1 miliardi di euro di bond con scadenze a 2,4 e 10 anni, pagando però rendimenti più alti. Bene la domanda, rispettivamente di 4,3, 2,6 e 3,3 volte l’offerta. I 638 milioni di euro con scadenza 2014 sono stati venduti a un tasso del 4,335 per cento contro il 3,463 per cento dell’ultima asta. Gli 825 milioni di euro di bond con scadenza 2016 sono stati collocati al 5,353 per cento contro il precedente 4,319 per cento e i 611 milioni di euro con scadenza 2022 a un tasso del 6,044 per cento contro il 5,743 per cento dell’ultima asta e il 6,11 per cento del rendimento di mercato. Anche lo spread fra Bonos e Bund è sceso di ben 21 punti portandosi a quota 471.