La Grecia del default contro la Polonia dei miracoli. C’è qualcosa di suggestivo, simbolico e paradossale nel match inaugurale degli Europei di stasera. Frequento la Grecia e i greci da tempo, per due mesi l’anno vivo in una piccola isola quasi ai confini con la Turchia, selvaggia, primitiva, niente a che fare con l’isola-cartolina bianca e blu, solo un modesto turismo interno, un’atmosfera anni ’50 legata al calore della gente e al suo modo di vivere spartano e di sentirsi comunità.
Ci sono amici affettuosi e ospitali, famiglie di Salonicco, della vicina costa macedone che si sono fatti con sacrifici una piccola, seconda casa dove passare un pezzo d’estate. Li ho sentiti per telefono e mi dicono che non sanno se ce la faranno ad affrontare le spese del viaggio, del traghetto. A un vecchio professore universitario, habitué dell’isola, hanno tagliato il 40% della pensione, non verrà quest’anno così come altri giovani e meno giovani amici, emigrati nel mondo, a caccia di lavoro – il Canada è la meta preferita -.
Sono a pezzi i greci, eppure con un loro orgoglio speciale. Ricordano gli anni del boom, i fasti dell’Olimpiade del 2004, gran rilancio d’immagine ma anche inizio di una voragine contabile senza fine, frutto di pazze spese inquinate da corruzione e mala gestione. Ricordano il delirio per quel folle Europeo che li aveva fatti uscire dalla loro proverbiale inconsistenza, e hanno un’urgenza disperata di sognare.
Tempi grami, oggi, le elezioni più inverosimili della loro storia alle porte, il baratro continuamente dietro l’angolo, lo spettro della dracma, eppure quella voglia autentica e innocente di prendersi una pausa dall’incubo è lì, presente nelle loro parole. Hanno bisogno di un gol, reale e metaforico, di sentirsi (forse per l’ultima volta) europei. E non è questione di calcio, è questione d’orgoglio, di provare a raccogliersi come profughi attorno alla nazionale di una nazione che va sfarinandosi, di dimostrare che non sono invisibili.
Sarà durissima, ma, comunque vada, no, non sarà solo un torneo di pallone, per la Grecia. Una sfida impossibile contro i giganti che la considerano finita, out. A cominciare da stasera. Il Paese della bancarotta contro il Paese del + 15 % di Pil. Forza Grecia.