Politica

Il ministro Severino: “Fiducia sul ddl corruzione o il governo va a casa”

"La giustizia non è merce di scambio", afferma il guardasigilli da un vertice europeo nel Lussemburgo. Poi però si dice "serena" sul voto compatto della maggioranza. Per tutto l'iter il Pdl si è opposto a norme più dure contro i tangentisti. Concussione, "non è una norma salva-ruby"

O passa la nuova normativa anticorruzione, o il governo va a casa. Lo afferma dal Lussemburgo il ministro della Giustizia Paola Severino, a margine del Consiglio europeo dei guardasigilli. Il ministro ha ribadito che l’esecutivo è pronto a chiedere martedì la fiducia sul ddl che dovrebbe rendere più efficace la lotta alle tangenti. “Sono assolutamente serena perché credo che il provvedimento sia importante, corretto e condivisibile, se il Parlamento lo condividerà ci darà la fiducia, e se non ci darà fiducia torneremo a casa, e sono serena anche su questo secondo caso”. 

Paola Severino è entrata nel merito di alcuni punti controversi del ddl, a cominciare dallo “spacchettamento” del reato di concussione, di cui è imputato il leader del Pdl Silvio Berlusconi in relazione al caso Ruby. In politica ”nessuno, mai, è esente da critiche” ha affermato rispondendo alle critiche espresse da Antonio Di Pietro e da magistrati milanesi, ma “definire questa norma come ‘salva-Ruby‘ è profondamente ingiusto. E’ stata costruita esclusivamente per motivi di carattere tecnico-giuridico”, per la “necessità di distinguere tra concussione per induzione e concussione per costrizione, perché sono cose profondamente diverse”. 

Il ministro ha replicato anche sul cosiddetto decreto “salva Iannini“, dal nome del magistrato, moglie di Bruno Vespa, nominato commissario all’Autorità garante per la Privacy. L’emendamento che permette il doppio incarico, ha spiegato Severino, “nasce per evitare che ai magistrati venga dato un trattamento diverso rispetto agli altri cittadini” nominati a far parte di un organo elettivo, anche per non lasciare “sguarnite” le istituzioni. “Ancora una volta mi aveva animato l’interesse pubblico e non una logica di favoritismo”. 

Negli ultimi mesi il ddl anticorruzione è stato terreno di duro scontro nella maggioranza, con il Pdl che ha più volte minacciato di far cadere il governo Monti in caso di norme troppo dure, soprattutto sul fronte dell’aumento delle pene e dell’allungamento dei tempi di prescrizione. Il ministro si dice disponibile ad accettare “dei suggerimenti per migliorare le definizioni e la struttura dei reati, ma ho sempre detto che l’ossatura del provvedimento non si tocca”.

“Abbiamo chiaramente enunciato questa ipotesi” di porre la fiducia “già venerdì”, perché, ha ricordato Severino, “se non si faranno passi in avanti e se non c’è nessuna iniziativa da parte dei partiti per sbloccare la situazione, il governo dovrà necessariamente chiederla”. E dato che “stiamo parlando di fiducia, se non ce l’abbiamo torniamo a casa, è una conseguenza ineludibile”.

Una presa di posizione netta perché, chiarisce il ministro, “ciò cui non ero e non sono tuttora disponibile è considerare la giustizia una merce di scambio”. Il testo, che deriva da un ddl presentato da Angelino Alfano e altri allora ministri del Pdl nel maggio 2010, “è stato emendato con dei miglioramenti” e che “danno effetti positivi”. Ora “la riforma dei reati contro la Pubblica amministrazione”, ha aggiunto il ministro, “è un progetto serio. Si possono accettare, ovviamente, e sono stata sempre pronta a farlo, dei suggerimenti per migliorare le definizioni e la struttura dei reati, ma ho sempre detto che l’ossatura del provvedimento non si tocca”.