“Ne ho le tasche piene, mia moglie è in magistratura dal 1977, ha un curriculum di 10 pagine che è giuridico e anche informatico, come lei ce l’hanno in pochi. Ha tutti i requisiti in regola. Paga, mediaticamente, il fatto di essere mia moglie“. E’ un Bruno Vespa furioso quello intervistato ai microfoni di Rtl 102.5, sulle polemiche per la nomina all’Autorità Garante per la Privacy. A raccogliere lo sfogo del presentatore, è il figlio, Federico, al quale il marito di Augusta Iannini dice: “Agli ascoltatori posso mandare il suo curriculum, e perché no anche i curricula di tutti i membri delle Authority, così facciamo un confronto”.
Il conduttore di Porta a Porta sottolinea poi, la passione della moglie per il suo lavoro e i vari incarichi ricoperti in oltre trent’anni di carriera, dal lungo periodo come giudice istruttore al tribunale di Roma agli anni trascorsi, fuori ruolo, al ministero di giustizia, dove, quando ha lasciato per l’Authority, stava dirigendo l’ufficio legislativo. Vespa si dirige direttamente all’intervistatore (e figlio, suo e della Iannini): “Tua madre ha sempre adorato la magistratura e sarebbe voluta tornare subito alla magistratura, ma probabilmente non l’avrebbero mandata a dirigere nemmeno il tribunale di Tivoli, per questo ha scelto di cogliere l’opportunità e proporsi come membro dell’Autorità di garanzia sulla privacy”.
La colpa della Iannini è il marito, dice Vespa: “Anche nel 1979, quand’era pretore a Spilinbergo, in Friuli, le negarono il prolungamento del permesso di maternità”. Infatti, ricorda “la faccia” di Porta a Porta: “Un membro del consiglio superiore della magistratura disse: mandiamole a lavorare queste mogli di giornalisti democristiani. Beh, io non sono mai stato iscritto alla Dc e non sono mai stato membro di un partito, ma questa è una storia che con i vantaggi e gli svantaggi ci portiamo addosso da quando ci siamo sposati”.