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Le Olimpiadi e il trionfo del conformismo

Dal luglio 2005, da quando Londra ha vinto la nomination per ospitare i Giochi Olimpici, l’unica parola che ogni giorno vive scritta o pronunciata dai media Inglesi è Olympics. un vero e proprio bombardamento mediatico. Almeno nei primi anni, c’era stato da parte dei media un attacco deciso contro il fatto che questi Giochi Olimpici costassero parecchio e che avrebbero portato solo caos nella capitale.

Da qualche mese però, il tono è cambiato e i media adesso informano il popolo sul fatto di come questi Giochi possano essere positivi per tutto il paese. E quindi, via di bombardamento con frasi tipo “lo sport unisce la comunità”, “Londra capitale del mondo”, “la rinascita dell’est londinese” e di belle fotografie con fiaccole olimpiche, nuove infrastrutture e gente che partecipa ad iniziative sportive. Insomma, un vero e proprio bombardamento mediatico per far digerire ai Britannici quella che fino ad un anno fa era l’indigesto contro, più di 12 milioni di sterline, del parco Olimpico.

Dal 2012, insieme ad Olympics è entrato un nuovo vocabolo nel mondo dei media, Jubilee.

I sessant’anni di regno della regina, il Giubileo di Diamante, sono un fatto storico che ha occupato gran parte degli articoli di giornale e report dei telegiornali, ma è stato anche una grossa opportunità per bombardare ancora di più il cervello dei britannici con notizie positive e allegre.

I media inglesi si sono scatenati. “Orgoglio del popolo per la monarchia”, “orgoglio britannico”, “coesione nazionale”, “spirito britannico” sono state le frasi più ripetute dall’inizio del 2012 ad oggi. Al termine delle celebrazioni, quando si sperava che il discorso Jubilee fosse concluso, tutti ad elogiare ancora lo spirito Britannico, l’organizzazione Londinese ed tutto il “Made in Great Britain”.

Bombardamento mediatico finito?! No, neanche per sogno. La parola Olympics è tornata a fare la padrona nei media. Il girono dopo la fine delle celebrazioni l’Evening Standard intitolava:“Now bring on the Olympics” (adesso porta i Giochi Olimpici), e giù ancora di pressione positiva mediatica sui cervelli dei poveri britannici.

Non è che do torto ai media d’oltre Manica, il Giubileo è stato organizzato in modo impeccabile, l’affluenza di persone durante le celebrazioni ha mostrato che la monarchia è viva più che mai, le infrastrutture olimpiche sono finite e pronte all’uso e tutto sembra andare per il meglio. O almeno è quello che vogliono farti pensare.

Una nazione che è ricaduta in recessione, una coalizione che traballa ad ogni scossa lieve, una società che è in frantumi (la broken society, come è stata battezzata dai media) e grida di indipendenza da parte di alcuni stati del Regno e del Commonwealth sono la vera realtà della Gran Bretagna di oggi.

Quello che i media stanno facendo è coprire per il più a lungo possibile tutti questi problemi con la “maschera” del Regno Unito felice, compatto, sicuro di se ed orgoglioso.
Per il momento ci stanno riuscendo e tutti festeggiano la grande Gran Bretagna e la maestosa Londra. Feste, balli, bevute e tutti felici.

Quando la festa sarà finita ed il Jubilee-Olympics mal di testa sarà passato, il Britannico si ritroverà dinanzi alla realtà. Una triste, opaca e dura realtà.

di Cristian Sacchetti, studente a Westminster University