Il segretario del Pd: "C'è un problema con lui, il Pd è un partito che va rispettato". Il leader dell'Italia dei Valori risponde: "Come al solito sfugge al confronto e si rifugia nella lesa maestà". Vendola cerca di fare da paciere: "Più che sventolare ognuno la propria bandiera, bisogna cercare soluzioni"
“Dire che c’è un inciucio sul ddl anticorruzione è diffamatorio. Chiedo a Di Pietro di riflettere. Certo c’è un problema con lui e non è nelle mie mani risolverlo perchè io non ho mai detto una parola men che meno rispettosa sull’Idv e Di Pietro, e mai mi sentirete. Ma io rappresento il Pd che è un partito che va rispettato da chiunque, sia chiaro”. Pier Luigi Bersani, dopo essere intervenuto dal palco della manifestazione della Fiom, risponde così all’attacco arrivato poco prima dal leader Idv.
La replica di Di Pietro. La replica del presidente dell’Italia dei Valori ha replicato a stretto giro di posta: “Come al solito sfugge al confronto e si rifugia nella lesa maestà. Invito tutti a risentire le mie dichiarazioni, riportate anche sul sito www.antoniodipietro.it, per valutare se si tratta di diffamazione o di quesiti e fatti concreti. Inoltre vorrei ricordare che stamattina, noi leader politici del centrosinistra abbiamo partecipato una manifestazione della Fiom nella quale Maurizio Landini ci ha chiesto quali sono state fino ad oggi, e quali saranno in prospettiva, le nostre proposte sul lavoro. Io ho fatto solo la fotografia della realtà. Bersani non ha avuto il coraggio di rispondere davanti alla platea, ma l’ha fatto fuori, nei corridoi, senza contraddittorio. Io stamattina ho detto le stesse cose del professor Rodotà, lui è stato anche più duro di me, ma Bersani – conclude l’ex pm – ha preferito prendersela con una forza politica, perchè è più comodo così”.
“L’Idv da subito – prosegue l’ex pm – è stata contro il governo Monti. Landini ha detto di essere indipendente dai partiti e l’Idv non ha la pretesa di rappresentare nessuno ma chiediamo di valutarci sui fatti e non sulle ideologie di appartenenza: ci siamo opposti alla modifica dell’articolo 18, ci hanno respinto l’emendamento per gli esodati e vedremo la prossima settimana come voteranno sul nostro emendamento sul falso in bilancio e sulla concussione per induzione”. Per Di Pietro “gli elettori non hanno bisogno di una foto (la foto di Vasto, ndr) ma di una proposta concreta, come ha detto Romano Prodi, non vogliamo fare scelte suicide, ma scelte di campo e chiederemo alla società civile, ai movimenti la forza di portare avanti le nostre idee”.
Landini: “Basta deleghe in bianco”. L’iniziativa, peraltro, era stata organizzata dalla Fiom con un chiaro intento: “Abbiamo chiamato tutti i soggetti che possono ambire ad essere un’alternativa in Italia – chiarisce il segretario Maurizio Landini – perchè pensiamo che ci sia bisogno di un progetto che metta al centro il lavoro. Noi non ci sostituiamo ai partiti ma poniamo problemi di contenuto”. Landini va anche oltre: “E’ finito il tempo delle deleghe in bianco – avverte – La crisi che stiamo vivendo non è solo colpa di Berlusconi ma la sinistra ha le sue responsabilità: ci rivolgiamo a queste forze e ci aspettiamo di essere ascoltati”. E chiede di ascoltare la domanda che viene dal Paese: “Bisogna mettersi tutti in gioco e pensare a una costituente”.
Il primo attacco di Di Pietro. Ma cos’è che ha fatto arrabbiare Bersani? Di Pietro, durante la manifestazione della Fiom “Il lavoro prende la parola” aveva detto: “Non è più il tempo dei primi della classe ci vuole coerenza tra parole e comportamenti e non ce l’ha detto il medico di stare insieme. La politica in questo momento è offesa da chi fa le spartizioni sull’Agcom, su chi vota la fiducia sull’articolo 18, su chi va in piazza e poi sta con il governo Monti”. Bersani si trovava in platea, in quel momento. Visibilmente scocciato ha ascoltato il leader Idv seduto al fianco del leader di Sel Nichi Vendola e per quindici minuti Di Pietro ha rivolto accuse “a questa maggioranza in Parlamento voluta dalla Bce e non dagli elettori”.
Nichi fa da paciere. A fare da paciere nella coalizione di centrosinistra prova il leader di Sinistra e Libertà Nichi Vendola: “Non serve la propaganda di partito – avverte – ma una ricerca unitaria per mettere in campo un’alternativa vincente che rompa il muro dell’antipolitica. Più che sventolare ognuno la propria bandiera, bisogna cercare soluzioni perchè nessuno ha la ricetta contro la crisi e per costruire la coalizione del lavoro”. Vendola invita tutti ad essere consapevoli “del passaggio drammatico che stiamo vivendo, paragonabile solo ad un altro periodo perchè questa crisi e la disoccupazione di massa sono come un terremoto, uno tsunami”. Per questo, ha proseguito il presidente della Regione Puglia, “fa bene Landini a proporci di partire dal lavoro e sono molto d’accordo con l’agenda che propone: la legge sulla rappresentanza è urgente e il reddito minimo garantito deve essere oggetto di una piattaforma comune”. Per questo più che far prevalere “la propaganda di partito”, “bisogna costruire un punto di accordo e di mobilitazione, perchè se in Europa hanno vinto le destre è perchè nella sinistra è prevalsa l’illusione di coniugare socialismo e liberismo, scambiando, come dice Reichlin, liberismo per riformismo. Questo è il punto chiave della nostra sconfitta e ora io penso ad una sinistra come luogo aperto dove la disputa tra radicalismo e riformismo non avvenga più in forme ideologiche”.
Diliberto: “Proponiamo il programma della Fiom”. Una via d’uscita cerca di indicarla anche il segretario dei Comunisti Italiani Oliviero Diliberto: “Il programma proposto dalla Fiom – sostiene dallo stesso palco dell’iniziativa della Fiom – può essere un programma di alternativa della sinistra, un altro punto di vista, come ha detto Landini. A partire da questi temi si devono ricongiungere le varie parti della sinistra, non sventolando ognuno la sua bandierina, come ha detto oggi qui Nichi Vendola”. “Su questo programma di governo, perchè per cambiare le cose bisogna avere una prospettiva di governo, ci si confronti con le forze democratiche del Paese. La sfida – conclude – è conquistare la maggioranza del Paese”.